Dario D’Aronco "Internal Models"
A cura di: Testo di Magalie Meunier
Posizionate sul muro su un fondo dipinto, tre stampe 3D cave mescolano i caratteri anatomici dell’artista con altri oggetti.
Questi ritratti, come appartenenti ad una stessa realtà, forniscono l’immagine di azioni quotidiane: telefonare, offrire, bere. Ognuno di loro è costituito da una parte del corpo di D’Aronco che è stata precedentemente scansionata con uno scanner laser 3D, successivamente doppiata simmetricamente attraverso un software: la guancia sinistra diventa la controparte della guancia destra, la mano sinistra di quella destra L’autoritratto è quindi associato a un modello 3D che è stato scaricato da un database online: dei bicchieri da fast food si intersecano con una faccia (“sipping head”, 2017), una mano che impugna un telefono (“the calling”, 2017), la stessa mano che offre un fossile (“the gift” (ammonite), 2017). Il nuovo modello, divenuto autonomo, è così riproposto in maniera sconcertante.
In un’altra parte della galleria un ipotalamo fluttua a mezz’aria. La scultura è ottenuta da una risonanza magnetica del cervello dell’artista il quale ha potuto tradurre le informazioni, ottenute dalla scansione ad ultrasuoni, in modello 3D. L’ipotalamo è un area del cervello in cui sono collocate differenti ghiandole endocrine che regolano alcune funzione fisiologiche del nostro corpo.
Recenti ricerche mettono in luce il comportamento pre-programmato delle nostre azioni.Ora è possibile misurare e situare il momento esatto in cui la decisione di agire diventa consapevole. Interviene, secondo il neurobiologo Libet, 345 millisecondi dopo l’innesco di una potenziale prontezza. Quindi è il solo cervello che decide quando agire, indipendentemente dalla volontà del soggetto. Le nostre azioni sono così inconsciamente controllate e regolate da un elemento interno al nostro corpo.
Oscillando costantemente, i significati del termine “Internal Model” risuonano in tutta la mostra come immagini inverse l’una dell’altra. Da un lato, la rappresentazione della realtà attraverso il pensiero individuale; dall’altra, la tecnologia di un processo che anticipa e corregge i comportamenti futuri di un sistema.
Il passato è un concetto soggetto a speculazione quanto il futuro. L’ammonite (un oggetto pre umano) ne è un esempio. Era chiamata snake-stone nel medio evo in Gran Bretagna, dove credevano che fosse un serpente avvolto e successivamente pietrificato. Oggi è definito come animale preistorico. Quale sarà il suo significato futuro? Il passato è considerato più concreto e più reale del futuro attraverso un processo di immaginazione di ciò che è già accaduto. Attraverso la speculazione concettuale, l’informazione viene assemblata in modo più o meno congetturale. L’ammonite, come il bicchiere o il telefono è diventato così il simbolo di queste speculazioni che possono essere applicate agli oggetti.
Nelle sculture di D’Aronco questa atemporalità è moltiplicata e aumentata dall’uso di nuove tecnologie e tecniche che sono venute a turbare e sconvolgere la tradizione dell’autoritratto.
Le opere sembrano voler sfidare il tempo ed evitare di essere iscritte nel tempo: nel passato, nel futuro come nel presente.
Lo sconcertante, insieme al respiro che sembra fuggire da esso, sussiste.
testo di Magalie Meunier
Questi ritratti, come appartenenti ad una stessa realtà, forniscono l’immagine di azioni quotidiane: telefonare, offrire, bere. Ognuno di loro è costituito da una parte del corpo di D’Aronco che è stata precedentemente scansionata con uno scanner laser 3D, successivamente doppiata simmetricamente attraverso un software: la guancia sinistra diventa la controparte della guancia destra, la mano sinistra di quella destra L’autoritratto è quindi associato a un modello 3D che è stato scaricato da un database online: dei bicchieri da fast food si intersecano con una faccia (“sipping head”, 2017), una mano che impugna un telefono (“the calling”, 2017), la stessa mano che offre un fossile (“the gift” (ammonite), 2017). Il nuovo modello, divenuto autonomo, è così riproposto in maniera sconcertante.
In un’altra parte della galleria un ipotalamo fluttua a mezz’aria. La scultura è ottenuta da una risonanza magnetica del cervello dell’artista il quale ha potuto tradurre le informazioni, ottenute dalla scansione ad ultrasuoni, in modello 3D. L’ipotalamo è un area del cervello in cui sono collocate differenti ghiandole endocrine che regolano alcune funzione fisiologiche del nostro corpo.
Recenti ricerche mettono in luce il comportamento pre-programmato delle nostre azioni.Ora è possibile misurare e situare il momento esatto in cui la decisione di agire diventa consapevole. Interviene, secondo il neurobiologo Libet, 345 millisecondi dopo l’innesco di una potenziale prontezza. Quindi è il solo cervello che decide quando agire, indipendentemente dalla volontà del soggetto. Le nostre azioni sono così inconsciamente controllate e regolate da un elemento interno al nostro corpo.
Oscillando costantemente, i significati del termine “Internal Model” risuonano in tutta la mostra come immagini inverse l’una dell’altra. Da un lato, la rappresentazione della realtà attraverso il pensiero individuale; dall’altra, la tecnologia di un processo che anticipa e corregge i comportamenti futuri di un sistema.
Il passato è un concetto soggetto a speculazione quanto il futuro. L’ammonite (un oggetto pre umano) ne è un esempio. Era chiamata snake-stone nel medio evo in Gran Bretagna, dove credevano che fosse un serpente avvolto e successivamente pietrificato. Oggi è definito come animale preistorico. Quale sarà il suo significato futuro? Il passato è considerato più concreto e più reale del futuro attraverso un processo di immaginazione di ciò che è già accaduto. Attraverso la speculazione concettuale, l’informazione viene assemblata in modo più o meno congetturale. L’ammonite, come il bicchiere o il telefono è diventato così il simbolo di queste speculazioni che possono essere applicate agli oggetti.
Nelle sculture di D’Aronco questa atemporalità è moltiplicata e aumentata dall’uso di nuove tecnologie e tecniche che sono venute a turbare e sconvolgere la tradizione dell’autoritratto.
Le opere sembrano voler sfidare il tempo ed evitare di essere iscritte nel tempo: nel passato, nel futuro come nel presente.
Lo sconcertante, insieme al respiro che sembra fuggire da esso, sussiste.
testo di Magalie Meunier