17/12/2016  al 19/02/2017

Daniele Salvalai. Tomografia della Materia

A cura di: Alessia Locatelli

Daniele Salvalai.  Tomografia della Materia
Nel dispiegarsi della stagione dedicata all’analisi dei linguaggi legati alla scultura,accompagnato dall’esauriente testo critico di Alessia Locatelli lo studio Vanna Casati propone il lavoro di Daniele Salvalai , giovane scultore formatosi all’Accademia di Brera, dove in seguito opererà come docente.  Una plasticità piena e potente la sua, in cui disegno, forma e materia si compenetrano  dando luogo ad immagini in cui il dato naturalistico di partenza non è celato ma perde ogni riferimento quotidiano per divenire strumento di ricerca. Esempi ne sono  la grande testuggine , il toro , il bue squartato recentemente esposto al museo Messina di Milano ed all’Accademia Tadini di Lovere con il tondino di ferro forgiato in una tessitura di linee curve a mo’ di punta di grafite a creare volumi ed il cui procedere ci riporta al segno fluido della matita sulla carta.
La dimensione delle opere, una artigianalità intesa come applicazione costante al lavoro in funzione  di un risultato coerente con le premesse rendono  le sculture di Salvalai  un interessante documento della ricerca  plastica contemporanea.  

 
Daniele Salvalai. Tomografia della Materia Testo di Alessia Locatelli 
 
Il 17 Dicembre inaugura presso lo Studio Vanna Casati di Bergamo la personale dello scultore Daniele Salvalai dal titolo Tomografia della Materia.  L'esposizione prende forma da un'opera/matrice realizzata nel 2009, Minotauromachia, attorno alla quale l'autore sviluppa alcuni studi complementari ed inediti.  Minotauromachia è il titolo dell'incisione calcografica ad acquaforte di Pablo Picasso datata 1935 ed è interessante sottolineare come in mostra si crei una corrispondenza tra l'incisione, intesa come tecnica in cavo che prevede l'uso di una matrice, ed il rapporto che si instaura tra la scultura e la sua traccia. L'opera è una struttura realizzata con tondini in ferro magistralmente disposti in trame differenti che ricreano, in una coinvolgente dimensione museale, la forma di una crisalide appena schiusa. Daniele Salvalai possiede la progettualità che - partendo da un elemento naturale quale una montagna, la carcassa di un bue, la pupa appena abbandonata dalla farfalla - gli permette successivamente di articolare un intervento capace di restituire il soggetto attraverso una rilettura concettuale inedita e l'acquisizione di una nuova ri-definizione materica e formale. 
 
Come accade per l'artista Giuseppe Penone i lavori scultorei trovano la loro ispirazione nello studio analitico della natura e delle sue dinamiche, Daniele Salvalai approda però a visioni differenti. La forza della poetica e dell'opera dello scultore bresciano scaturisce dal rapporto primario Homo Faber-Natură, cioè in quella relazione diretta di conoscenza ed empatia tra ricerca del materiale, il suo utilizzo in qualità di “fabbro, artigiano, artefice”, e la sapiente rilettura della perfezione millenaria che la natura racchiude. La matrice/positiva/crisalide in ferro, collocata a pavimento, si integra con il suo negativo attraverso le “tracce” bianche di pigmento ad olio impresse su cartoncino ed esposte alle pareti. Tali “segni” bidimensionali a loro volta dialogano con l'installazione delle piccole metope di cm20x20 in gesso, in un'epifania del ritorno alla terza dimensione. “Tomografia” è una parola di derivazione medica, in ambito radiologico il suo significato è riconducibile allo studio dei singoli piani di spessore di un organo o di un apparato. L'assonanza tra il vocabolo e la ricerca dell'artista di “sezionare” longitudinalmente la scultura non solo ha dato origine al titolo della mostra, ma ne contiene il nucleo. La volontà è quella di esaminare Minotauromachia isolandola in 18 micro-sezioni, ognuna delle quali ruota lungo un binario per lasciare la sua traccia sul materiale argilloso ancora fresco, da cui poi viene preso il calco in gesso. 18 binari disposti a pavimento in un'installazione di tre metri per due, capace di destrutturare la scultura sviluppandola come un solido. 
 
Jacques Derrida, nell'analisi all'interno del testo “La farmacia di Platone”, affronta il concetto di traccia quale elemento caratterizzante della non-presenza: è "un passato che non è mai stato presente", la dimensione di un'alterità che non si è mai presentata ne potrà mai presentarsi poiché non reale, ma tangibile nella sua assenza. E' lo spazio bianco tra le parole che ci permette di dare un senso logico alla lettura; nel lavoro di Daniele Salvalai la traccia si ritrova nella volontà di catturare quell'alternanza di materia e vuoto, per riconsegnarla con prospettive differenti. Uno studio sul passaggio - mentale e fisico - dalla scultura alla “sindone” bianca su cartoncino, per poi tornare alla terza dimensione con nuova lettura dell'opera grazie al calco tomografico in gesso. Il pensiero analitico assume così forma concreta invitando alla riflessione sul rapporto tra materiali, volumi, spazio e relazione. 

Luoghi

  • Studio Vanna Casati - Via Borgo Palazzo, 42 - Bergamo
             035 222333     035 222333

    Orario: lun-ven 16.30-19.30, sab 11-12.30 e 16.30-19.30, mart chiuso

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