Damir Ocko "Year out of Shape"
A cura di: Testo di Branka Bencic
La galleria Tiziana Di Caro ha il piacere di annunciare l'inaugurazione della nuova stagione espositiva con una mostra personale di Damir Ocko, intitolata "Year out of Shape", giovedì 15 Settembre alle 19:00. Si tratta della terza mostra dell'artista in galleria, e la prima nello spazio napoletano.
La mostra si costruisce intorno al concetto ed ai lavori di Studies on Shivering: The Third Degree, con cui Damir Ocko ha rappresentato la Croazia alla Biennale di Venezia del 2015, con un progetto che includeva l'eponimo film The Third Degree (2015), che sarà esposto alla mostra presso la galleria Tiziana Di Caro insieme con una nuova serie di altre opere correlate.
Il titolo Year out of Shape fa riferimento all'anno appena trascorso, che in un contesto globale è stato costellato da crisi politiche e insicurezze, ma che dal punto di vista personale dell'artista riflette gli effetti postumi del suo lavoro e della partecipazione alla Biennale.
Da tempo l'artista esplora i differenti vincoli sociali e le forme di repressione imposte sul corpo umano, in quanto entità fisica e sociale, analizzandone il potenziale politico e poetico. I nuovi lavori sviluppano tali idee su un livello formale e concettuale, al fine di riflettere sulle forme di potere, sulla fragilità, sulla violenza. L'artista esplora situazioni specifiche, luoghi e idee connettendoli ad un più ampio argomento.
L'allestimento della mostra si sviluppa su una costruzione site specific che si colloca nella sala centrale. È una forma poligonale che fa da supporto ad una serie di nuovi collages, ognuno dei quali corrisponde ad un mese dell'anno, come un calendario “immersivo” che disorienta e dà forma allo spazio, segnando una drammaturgia della mostra. Essa quindi si impone come struttura spaziale e temporale, come una sequenza cinematografica. Basati su sfondi di immagini come fotografie di produzione e still da film, i nuovi collage sono caratterizzati da ritagli difformi, macchie astratte e forme organiche colorate. La materialità e la mancanza di forma sono riconducibili alla scrittura automatica, con gesti intuitivi che generano forme indefinite, a loro volta relazionate ad una (auto)riflessione artistica, e con la necessità e (im)possibilità di inscrivere una narrazione inconcludente.
Il film The Third Degree (Il terzo grado) è proiettato nell'ultima sala. In esso l'artista si concentra sull'intensità di una narrazione visiva e sul teatro della crudeltà, contrapponendo scene di corpi nudi a scene in cui si vedono i membri della troupe riflessi in frammenti di specchi, mostrando ciò che accade dietro le quinte.
Inquadrando l'illusione di una ripresa continua, lentamente coreografata dai movimenti della camera cinematografica, la scena ci indirizza verso un ordine metanarrativo presente nei lavori di Ocko esposti in mostra. Nell'ultimo film Ocko insinua di implicazioni politiche e codici di controllo sociale, così come di punizioni, violenze, fragilità e resistenza. Rappresentando condizioni del corpo marginali ed estreme, come il tremore oppure le ustioni gravi, l'artista rappresenta l'inesprimibile.
Il film e i collage correlati esplorano l'idea di una estetica "del dietro le quinte" (backstage esthetics) - in quanto elemento formale e critico di decostruzione della realtà esposta e della finzione. In questa prospettiva la mostra è disegnata come un apparato da cui l'artista esplora il suo approccio al processo artistico, stabilendo uno spazio soggettivo di tensioni e rotture
La mostra si costruisce intorno al concetto ed ai lavori di Studies on Shivering: The Third Degree, con cui Damir Ocko ha rappresentato la Croazia alla Biennale di Venezia del 2015, con un progetto che includeva l'eponimo film The Third Degree (2015), che sarà esposto alla mostra presso la galleria Tiziana Di Caro insieme con una nuova serie di altre opere correlate.
Il titolo Year out of Shape fa riferimento all'anno appena trascorso, che in un contesto globale è stato costellato da crisi politiche e insicurezze, ma che dal punto di vista personale dell'artista riflette gli effetti postumi del suo lavoro e della partecipazione alla Biennale.
Da tempo l'artista esplora i differenti vincoli sociali e le forme di repressione imposte sul corpo umano, in quanto entità fisica e sociale, analizzandone il potenziale politico e poetico. I nuovi lavori sviluppano tali idee su un livello formale e concettuale, al fine di riflettere sulle forme di potere, sulla fragilità, sulla violenza. L'artista esplora situazioni specifiche, luoghi e idee connettendoli ad un più ampio argomento.
L'allestimento della mostra si sviluppa su una costruzione site specific che si colloca nella sala centrale. È una forma poligonale che fa da supporto ad una serie di nuovi collages, ognuno dei quali corrisponde ad un mese dell'anno, come un calendario “immersivo” che disorienta e dà forma allo spazio, segnando una drammaturgia della mostra. Essa quindi si impone come struttura spaziale e temporale, come una sequenza cinematografica. Basati su sfondi di immagini come fotografie di produzione e still da film, i nuovi collage sono caratterizzati da ritagli difformi, macchie astratte e forme organiche colorate. La materialità e la mancanza di forma sono riconducibili alla scrittura automatica, con gesti intuitivi che generano forme indefinite, a loro volta relazionate ad una (auto)riflessione artistica, e con la necessità e (im)possibilità di inscrivere una narrazione inconcludente.
Il film The Third Degree (Il terzo grado) è proiettato nell'ultima sala. In esso l'artista si concentra sull'intensità di una narrazione visiva e sul teatro della crudeltà, contrapponendo scene di corpi nudi a scene in cui si vedono i membri della troupe riflessi in frammenti di specchi, mostrando ciò che accade dietro le quinte.
Inquadrando l'illusione di una ripresa continua, lentamente coreografata dai movimenti della camera cinematografica, la scena ci indirizza verso un ordine metanarrativo presente nei lavori di Ocko esposti in mostra. Nell'ultimo film Ocko insinua di implicazioni politiche e codici di controllo sociale, così come di punizioni, violenze, fragilità e resistenza. Rappresentando condizioni del corpo marginali ed estreme, come il tremore oppure le ustioni gravi, l'artista rappresenta l'inesprimibile.
Il film e i collage correlati esplorano l'idea di una estetica "del dietro le quinte" (backstage esthetics) - in quanto elemento formale e critico di decostruzione della realtà esposta e della finzione. In questa prospettiva la mostra è disegnata come un apparato da cui l'artista esplora il suo approccio al processo artistico, stabilendo uno spazio soggettivo di tensioni e rotture
Luoghi
www.tizianadicaro.it 081 552 5526 089 9953142
orario:da lunedì a venerdì, dalle 15:00 alle 20:00 e sabato su appuntamento