Damiano Azzizia "Polvere"
A cura di: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
Un’ode al tempo che trascorre dentro stanze spoglie, dove gli oggetti se ne stanno sospesi in un’attesa piena di mistero e sono testimoni muti del passaggio delle ore e dei giorni. È uno scenario rarefatto quello evocato dalla mostra “Polvere”, la prima personale del ventiseienne Damiano Azzizia, che Casa Vuota ospita negli spazi di via Maia 12 a Roma. A cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, la mostra si inaugura venerdì 13 settembre 2019 alle ore 18:30 ed è visitabile fino al 13 ottobre su appuntamento.“Quello di ‘Polvere’ – scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – è un universo in cui è avvenuta una grande fuga. Una migrazione improvvisa ha costretto gli abitanti a lasciare le loro case intatte, senza poter portare con sè niente. Damiano Azzizia è un osservatore delicato dei ritmi dilatati del silenzio e dell’abbandono. Dipinge scene di interni di piccolissimi formati, a volte raggruppate in sequenze di vago sapore cinematografico, che eleggono a loro protagonisti porzioni di oggetti, lacerti di muri, prospettive vuote. Più che lo spazio in se stesso, a interessare l’artista è il tempo e precisamente una sospensione temporale. I visitatori sono invitati a focalizzare la loro attenzione su alcuni elementi del paesaggio domestico che restano apparentemente immutati. Piccole isole di una quotidianità presente eppure remota sfidano la consunzione nell’esercizio di un’attesa perenne, gravida di storie. La misura di questa intimità, che coinvolge direttamente gli osservatori per la sua dimestichezza, è la polvere che si accumula. Come una specie di dichiarazione di appartenenza, se è vero che orazianamente ‘siamo polvere e ombra’”.
“Una costante del lavoro dell’artista – proseguono i curatori – è l’osservazione di ambienti intimi e consueti, domestici come déjà vu, caratterizzata dall’unione di un convincente realismo della descrizione con un senso lirico accentuato dai peculiari tagli di inquadratura scelti e dalla totale assenza della figura umana. Non c’è enfasi nelle stanze della solitudine e dell’abbandono. Un’impressione generale di precarietà è accentuata dall’impiego da parte di Azzizia di ritagli di cartone da imballaggio come supporto per i suoi dipinti. I bordi delle opere sono incerti, lacerati, sfaldati, in cerca di ricomposizioni e contrastano con la pulizia del dettato pittorico e con le sue cromie prive di eccessi”.
Per un’intima vocazione degli ambienti che la ospitano e della loro storia, la ricerca curatoriale di Casa Vuota predilige percorsi artistici che abbraccino una dimensione narrativa, capace di popolare di storie, miraggi, proiezioni e ricordi gli ambienti dismessi dell’appartamento del Quadraro. In questo senso, la ricerca di Damiano Azzizia si intona naturalmente con il sentimento profondo della casa. A una selezione di dipinti recenti, in mostra si affiancano dei lavori concepiti appositamente per lo spazio. Da una parte è Casa Vuota stessa a entrare nelle opere di Azzizia e dall’altra sono i dipinti a ricercare un dialogo con i segni e le cicatrici della vita consumata all’interno delle stanze.
Luoghi
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