Cristina Gardumi. "Her/Herr"
A cura di: Alessandra Ioalé
A partire da giovedì 22 marzo 2018, la Burning Giraffe Art Gallery di Torino presenta la mostra HER/HERR, la prima personale torinese dell’artista multidisciplinare Cristina Gardumi, vincitrice del TINA Prize 2017, per cui si realizza questa mostra a cura di Alessandra Ioalé. Attraverso un corpus di opere inedite, costituito da due installazioni: una fotografica con interventi pittorici e una interattiva, e dalle animazioni video da cui è tratta la serie di dipinti su carta, portiamo all’attenzione il lavoro di ricerca di questa pittrice, illustratrice, performer e attrice teatrale, bresciana di nascita ma pisana di adozione, dal talento riconosciuto a livello internazionale, come attestato dai prestigiosi riconoscimenti che si sono susseguiti negli anni, quali il Celeste Prize, il Premio Arte Laguna e il Combat Prize.
Ironica, spregiudicata, sfrontata, ma con l’atteggiamento genuino e innocente, forse anche un po’ inconsapevole, della bambina dallo sguardo puro alla quale non è stato detto che la libertà di espressione potrebbe essere solo un’illusione, Cristina Gardumi affronta tematiche legate al comportamento e alla sessualità di genere, redarguite con un tratto delicato, sobrio, dalla personalità poco ingombrante, che si scioglie nello sfumato di vivaci colori ad acquarello e si riempie delle tonalità calde del caffè. L’artista indaga situazioni stereotipe e ritenute socialmente imbarazzanti nella loro esplicitazione, attraverso la messa in scena di rappresentazioni, su tela, stoffa, carta e video, in cui si muovono personaggi/attori dalla testa animale. Un leitmotiv, quest’ultimo, in tutto il lavoro dell’artista, che lo fa funzionare come una maschera zoomorfa in un rituale pagano, con la sola differenza che non diviene mezzo di comunicazione tra l’umano e il divino, ma un mezzo per la trasmissione di messaggi tra umani. Per Gardumi, la maschera cela il volto, simbolo dell’identità personale e sociale dell’individuo, dando la possibilità di concentrare l’attenzione sull’atto del trasmettere la genuinità dell’Essere, la spontanea sincerità del gesto e la innocua verità dell’istinto; dà la possibilità, ai protagonisti delle sue rappresentazioni, di esprimere verità fastidiose, fragilità pesanti, ossessioni da dimenticare, smascherando i meccanismi e gli atteggiamenti di discriminazione sociale. Si produce così quell’affascinante tensione concettuale intrinseca alle rappresentazioni dell’artista. Un disinibito gioco al nascondersi per venire allo scoperto, per confessare liberamente, manifestare apertamente quel lato selvaggio che sta chiuso in ognuno di noi; un gioco al mascherarsi per invitare a scoprirsi e a scoprire l’altro, al travestirsi per riuscire ad accogliere e comprendere chi ha il coraggio di mettere a nudo le proprie fragilità e debolezze.
Con HER/HERR, titolo significativo - “her”, che in inglese significa “lei”, e “herr”, che in tedesco significa “signore” - che rivela il carattere di una mostra che vuole giocare e gioca sul filo dell’ambiguità di genere, l’artista porta avanti una riflessione sul concetto di travestimento e sulle pratiche di smascheramento del maschio contemporaneo. Il percorso ha inizio sulle pareti della galleria con l’installazione Peep show, una cospicua serie di fotografie vintage, in cui l’intervento pittorico dell’artista ribalta il senso della situazione reale fotografata innestando i suoi personaggi dalla testa animale all’interno dei paesaggi, a loro volta contemplati dai reali protagonisti degli scatti, che diventano inconsapevoli voyeur. Prosegue con le animazioni video Her/Herr, che dà il titolo alla mostra, da cui sono tratti i puHer, personaggi significativi ritratti dall’artista con i loro oggetti di piacere. Il percorso si conclude con l’installazione interattiva, che occupa il centro della seconda sala espositiva, costituita da un trompe-l’oeil da letto in stoffa, ovvero un copriletto (che ciclicamente verrà cambiato) su cui il pubblico potrà sdraiarsi e farsi un selfie con il personaggio o i personaggi dipinti e calarsi finalmente in una delle messe in scena dell’artista.
Ironica, spregiudicata, sfrontata, ma con l’atteggiamento genuino e innocente, forse anche un po’ inconsapevole, della bambina dallo sguardo puro alla quale non è stato detto che la libertà di espressione potrebbe essere solo un’illusione, Cristina Gardumi affronta tematiche legate al comportamento e alla sessualità di genere, redarguite con un tratto delicato, sobrio, dalla personalità poco ingombrante, che si scioglie nello sfumato di vivaci colori ad acquarello e si riempie delle tonalità calde del caffè. L’artista indaga situazioni stereotipe e ritenute socialmente imbarazzanti nella loro esplicitazione, attraverso la messa in scena di rappresentazioni, su tela, stoffa, carta e video, in cui si muovono personaggi/attori dalla testa animale. Un leitmotiv, quest’ultimo, in tutto il lavoro dell’artista, che lo fa funzionare come una maschera zoomorfa in un rituale pagano, con la sola differenza che non diviene mezzo di comunicazione tra l’umano e il divino, ma un mezzo per la trasmissione di messaggi tra umani. Per Gardumi, la maschera cela il volto, simbolo dell’identità personale e sociale dell’individuo, dando la possibilità di concentrare l’attenzione sull’atto del trasmettere la genuinità dell’Essere, la spontanea sincerità del gesto e la innocua verità dell’istinto; dà la possibilità, ai protagonisti delle sue rappresentazioni, di esprimere verità fastidiose, fragilità pesanti, ossessioni da dimenticare, smascherando i meccanismi e gli atteggiamenti di discriminazione sociale. Si produce così quell’affascinante tensione concettuale intrinseca alle rappresentazioni dell’artista. Un disinibito gioco al nascondersi per venire allo scoperto, per confessare liberamente, manifestare apertamente quel lato selvaggio che sta chiuso in ognuno di noi; un gioco al mascherarsi per invitare a scoprirsi e a scoprire l’altro, al travestirsi per riuscire ad accogliere e comprendere chi ha il coraggio di mettere a nudo le proprie fragilità e debolezze.
Con HER/HERR, titolo significativo - “her”, che in inglese significa “lei”, e “herr”, che in tedesco significa “signore” - che rivela il carattere di una mostra che vuole giocare e gioca sul filo dell’ambiguità di genere, l’artista porta avanti una riflessione sul concetto di travestimento e sulle pratiche di smascheramento del maschio contemporaneo. Il percorso ha inizio sulle pareti della galleria con l’installazione Peep show, una cospicua serie di fotografie vintage, in cui l’intervento pittorico dell’artista ribalta il senso della situazione reale fotografata innestando i suoi personaggi dalla testa animale all’interno dei paesaggi, a loro volta contemplati dai reali protagonisti degli scatti, che diventano inconsapevoli voyeur. Prosegue con le animazioni video Her/Herr, che dà il titolo alla mostra, da cui sono tratti i puHer, personaggi significativi ritratti dall’artista con i loro oggetti di piacere. Il percorso si conclude con l’installazione interattiva, che occupa il centro della seconda sala espositiva, costituita da un trompe-l’oeil da letto in stoffa, ovvero un copriletto (che ciclicamente verrà cambiato) su cui il pubblico potrà sdraiarsi e farsi un selfie con il personaggio o i personaggi dipinti e calarsi finalmente in una delle messe in scena dell’artista.
Luoghi
http://bugartgallery.com 3477975704
Orario di apertura: dal martedì al sabato, 10-13 e 15.30-19.30