Cory Arcangel. This is all so crazy, everybody seems so famous
A cura di: Stefano Raimondi
La mostra ideata per la GAMeC, curata da Stefano Raimondi, rientra tra i principali appuntamenti culturali della città in vista di EXPO 2015 – accanto alla grande retrospettiva dedicata a Kazimir Malevič che il museo presenterà in autunno – e sarà eccezionalmente ospitata nella Sala dei Giuristi di Palazzo della Ragione, nel cuore di Città Alta, per secoli centro politico di Bergamo.
Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e tra le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum", mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015), parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione.
Una superficie calpestabile di oltre 200 metri quadrati che ricopre l’intero pavimento della sala e che si sviluppa in una progressione abbagliante di colori, creando una cassa di risonanza per le antiche pitture a fresco che la decorano. Un’opera che avvolge completamente lo spettatore, portandolo – prendendo in prestito un concetto tipicamente futurista – “al centro del quadro”.
L’installazione della mostra si svilupperà, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affiancherà le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l'estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS.
La conversione di un “oggetto” digitale in un oggetto concreto è doppia nella mostra concepita per la GAMeC: Arcangel, infatti, oltre a questo lavoro, realizzerà un foulard di seta in edizione limitata (100 esemplari) con il gradiente “Russell’s Rainbow” usato per la creazione di una moquette esposta in occasione della mostra all’HEART, Herning Museum of Contemporary Art: un multiplo d’artista che racconta ulteriormente la pratica trans-mediale di Arcangel.
Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori appartenenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca. Opere che offrono una panoramica quasi completa della poetica creativa di Cory Arcangel degli ultimi quindici anni.
La serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales (2011-2015) riflette la mondanità contemporanea con un pizzico di nostalgia: i lunghi tubi di plastica utilizzati come galleggianti in piscina vengono trasformati in personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca, musica e bottiglie di birra casualmente disposte nella stanza. La serie Lakes (2011-2015) è costituita da installazioni con monitor a schermo piatto – simbolo onnipresente della società dei consumi – letteralmente capovolti e disposti verticalmente: alle immagini rubate alla cultura pop l'artista ha applicato il famoso filtro Java "lago", ripescandolo dagli anni Novanta, che crea un effetto mosso, come se qualcosa si riflettesse su una superficie liquida. L’immagine che ne risulta non è né in movimento – come ci aspetteremmo di vedere in un monitor – né statica, bensì un ibrido tra le due; l’immagine su cui galleggia e ondeggia la società contemporanea.
A corredo della mostra, un catalogo-opera in doppia versione italiano e inglese, altrettanto sui generis: molto più simile a un magazine per adolescenti che a una classica pubblicazione, comprende una serie di interventi critici di curatori internazionali accanto a elementi tipici delle pubblicazioni rivolte a un pubblico giovane quali poster, adesivi e gadget. L’opera intende stravolgere il concetto di catalogo d’arte tradizionale a favore di uno strumento più accessibile, sintetico, contemporaneo. La grafica sarà coloratissima, con i testi molto brevi distribuiti in modo vivace e intervallati da molte immagini. Il linguaggio dei contributi critici sarà colloquiale, simile a quello usato nella corrispondenza. La scelta stilistica per gli articoli sarà simile a quella dell’intervista o del test. I testi fungeranno quasi da didascalia alle immagini. In questo catalogo tutto sarà pubblicizzato con il tono dei comunicati stampa, anche quando non si tratterà di una pubblicità: ogni notizia apparirà come “nuova”, “eccezionale”, “di tendenza”, e, proprio come la mostra, “da non lasciarsi sfuggire”.
This is all so crazy, everybody seems so famous è stata realizzata grazie al generoso supporto di Radici Pietro Industries & Brands SpA.
La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.
Il progetto espositivo si innesta in primo luogo sul contrasto e sul dialogo che può esistere tra uno dei più importanti edifici storici della città, il più antico palazzo comunale italiano, edificato a partire dalla fine del XII secolo, e tra le ultra-contemporanee installazioni dell’artista americano. Lo spazio della sala è concepito come una grande piattaforma, il cui centro è interamente occupato dall’opera Photoshop CS: 1060 by 2744 centimeters, 10 DPC, RGB, square pixels, default gradient "Spectrum", mousedown y=1800 x=6800, mouseup y=8800 x=20180 (2015), parte della serie Photoshop Gradient Demonstration: un tappeto concepito attraverso l’indagine e la collaborazione con aziende del territorio, ripercorrendo i processi tecnici e tecnologi della tessitura che fino a pochi anni fa rappresentava uno dei settori produttivi più floridi della provincia e che ha subìto negli anni un processo di rinegoziazione.
Una superficie calpestabile di oltre 200 metri quadrati che ricopre l’intero pavimento della sala e che si sviluppa in una progressione abbagliante di colori, creando una cassa di risonanza per le antiche pitture a fresco che la decorano. Un’opera che avvolge completamente lo spettatore, portandolo – prendendo in prestito un concetto tipicamente futurista – “al centro del quadro”.
L’installazione della mostra si svilupperà, poi, lungo il perimetro dello spazio, dove l’artista affiancherà le proprie opere agli affreschi presenti, invitando lo spettatore a una lettura simultanea dei due livelli di creazione, quello antico e quello contemporaneo. La moquette realizzata con i pattern colorati e cangianti delle sue opere pittoriche si struttura, così, per blocchi di colori, ma l'estetica formale è puramente concettuale, poiché la fonte di riferimento è uno dei gradienti di Adobe Photoshop CS.
La conversione di un “oggetto” digitale in un oggetto concreto è doppia nella mostra concepita per la GAMeC: Arcangel, infatti, oltre a questo lavoro, realizzerà un foulard di seta in edizione limitata (100 esemplari) con il gradiente “Russell’s Rainbow” usato per la creazione di una moquette esposta in occasione della mostra all’HEART, Herning Museum of Contemporary Art: un multiplo d’artista che racconta ulteriormente la pratica trans-mediale di Arcangel.
Tra le opere presentate in occasione della mostra, i lavori più recenti sono parte della serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales e della serie Lakes, ma sono esposti anche due lavori appartenenti alla serie dei primi anni Duemila che presenta le alterazioni sulla consolle Nintendo, Super Mario Clouds (2002-) e Totally Fucked (2003), entrambi presentati su monitor CRT dell’epoca. Opere che offrono una panoramica quasi completa della poetica creativa di Cory Arcangel degli ultimi quindici anni.
La serie Screen-Agers, Tall Boys, and Whales (2011-2015) riflette la mondanità contemporanea con un pizzico di nostalgia: i lunghi tubi di plastica utilizzati come galleggianti in piscina vengono trasformati in personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca, musica e bottiglie di birra casualmente disposte nella stanza. La serie Lakes (2011-2015) è costituita da installazioni con monitor a schermo piatto – simbolo onnipresente della società dei consumi – letteralmente capovolti e disposti verticalmente: alle immagini rubate alla cultura pop l'artista ha applicato il famoso filtro Java "lago", ripescandolo dagli anni Novanta, che crea un effetto mosso, come se qualcosa si riflettesse su una superficie liquida. L’immagine che ne risulta non è né in movimento – come ci aspetteremmo di vedere in un monitor – né statica, bensì un ibrido tra le due; l’immagine su cui galleggia e ondeggia la società contemporanea.
A corredo della mostra, un catalogo-opera in doppia versione italiano e inglese, altrettanto sui generis: molto più simile a un magazine per adolescenti che a una classica pubblicazione, comprende una serie di interventi critici di curatori internazionali accanto a elementi tipici delle pubblicazioni rivolte a un pubblico giovane quali poster, adesivi e gadget. L’opera intende stravolgere il concetto di catalogo d’arte tradizionale a favore di uno strumento più accessibile, sintetico, contemporaneo. La grafica sarà coloratissima, con i testi molto brevi distribuiti in modo vivace e intervallati da molte immagini. Il linguaggio dei contributi critici sarà colloquiale, simile a quello usato nella corrispondenza. La scelta stilistica per gli articoli sarà simile a quella dell’intervista o del test. I testi fungeranno quasi da didascalia alle immagini. In questo catalogo tutto sarà pubblicizzato con il tono dei comunicati stampa, anche quando non si tratterà di una pubblicità: ogni notizia apparirà come “nuova”, “eccezionale”, “di tendenza”, e, proprio come la mostra, “da non lasciarsi sfuggire”.
This is all so crazy, everybody seems so famous è stata realizzata grazie al generoso supporto di Radici Pietro Industries & Brands SpA.
La mostra è parte di una serie in onore di Arturo Toffetti.
Luoghi
www.comune.bergamo.it 035 399528 035 236962
orario: mar-ven 10-18, sab e festivi 10-20