Claudio Carrino "Nero al neon"
A cura di: Enzo Pagano
Giovedì 14 febbraio 2019, ore 17.00 presso Movimento Aperto, via Duomo 290/C , Napoli, si inaugura la personale di Claudio Carrino, NERO AL NEON, introdotta dal testo di Enzo Pagano ,Patografia del visibile. In mostra otto dipinti di notevoli dimensioni, olio su tela, tutti realizzati di recente, alcuni inediti. La mostra rimarrà aperta fino al giorno 6 marzo 2019 il lunedì e il martedì dalle ore 17.00 alle ore 19.00 ,il venerdì dalle ore 10.30 alle ore 12.30 e su appuntamento
“Varietà di accenti e coerenza artistica hanno caratterizzato nel tempo l’opera di Claudio Carrino che almeno dagli anni Settanta – è da allora che ci conosciamo- ha percorso un suo personalissimo e meditato itinerario pittorico”, esordisce così Enzo Pagano per poi concludere che Claudio Carrino :”è pervenuto nelle opere più recenti ad esiti di felice trasfigurazione lirica dei dati sensibili. In questi ultimi dipinti, dedicati alla Natura ed alle risonanze interiori che essa genera nel nostro animo, siamo di fronte ad una sorta di patografia del visibile e/o di una registrazione da parte dell’artista delle proprie emozioni di fronte al mondo esterno. Non è senza significato il fatto che lo studio in cui Carrino lavora già da qualche anno si trovi al nono piano di uno stabile cha affaccia sul porto di Napoli.
Dall’alto la vista spazia fino a perdersi al di là dell’orizzonte, sopraffatta dalla luce non meno che dal senso di vertigine che si prova ad essere sospesi tra mare e cielo. È qui che si innesca la rêverie dell’artista che ritrae un’acqua immaginaria carica di significato simbolico: paesaggi equorei od eteree visioni di cui è possibile cogliere l’interno dinamismo. Di fronte a questi scenari che hanno l’acqua come soggetto assistiamo al sensualizzarsi della visione (G.Bachelard)
Altre volte l’occhio del pittore cade su scenari più limitati quando, a sera per strada abbassando lo sguardo sui propri passi, viene attratto dalle luci abbaglianti dei fari delle auto, tra l’asfalto e lo sterrato, o dai riverberi della luna che avvolge di uno spettrale mantello argentato la natura. La visione procede sempre dall’alto verso il basso come un drone che si abbassi in perlustrazione di luoghi sconosciuti a sondare profondità metaforiche. Una sensibilità, quella di Carrino, tipicamente simbolista – nella più ampia accezione che questo termine può comportare - volta a cogliere lo Jenseit der Dinge (Heidegger), l’al di là dell’oggetto, come superamento del reale ed apertura sull’inconscio
“Varietà di accenti e coerenza artistica hanno caratterizzato nel tempo l’opera di Claudio Carrino che almeno dagli anni Settanta – è da allora che ci conosciamo- ha percorso un suo personalissimo e meditato itinerario pittorico”, esordisce così Enzo Pagano per poi concludere che Claudio Carrino :”è pervenuto nelle opere più recenti ad esiti di felice trasfigurazione lirica dei dati sensibili. In questi ultimi dipinti, dedicati alla Natura ed alle risonanze interiori che essa genera nel nostro animo, siamo di fronte ad una sorta di patografia del visibile e/o di una registrazione da parte dell’artista delle proprie emozioni di fronte al mondo esterno. Non è senza significato il fatto che lo studio in cui Carrino lavora già da qualche anno si trovi al nono piano di uno stabile cha affaccia sul porto di Napoli.
Dall’alto la vista spazia fino a perdersi al di là dell’orizzonte, sopraffatta dalla luce non meno che dal senso di vertigine che si prova ad essere sospesi tra mare e cielo. È qui che si innesca la rêverie dell’artista che ritrae un’acqua immaginaria carica di significato simbolico: paesaggi equorei od eteree visioni di cui è possibile cogliere l’interno dinamismo. Di fronte a questi scenari che hanno l’acqua come soggetto assistiamo al sensualizzarsi della visione (G.Bachelard)
Altre volte l’occhio del pittore cade su scenari più limitati quando, a sera per strada abbassando lo sguardo sui propri passi, viene attratto dalle luci abbaglianti dei fari delle auto, tra l’asfalto e lo sterrato, o dai riverberi della luna che avvolge di uno spettrale mantello argentato la natura. La visione procede sempre dall’alto verso il basso come un drone che si abbassi in perlustrazione di luoghi sconosciuti a sondare profondità metaforiche. Una sensibilità, quella di Carrino, tipicamente simbolista – nella più ampia accezione che questo termine può comportare - volta a cogliere lo Jenseit der Dinge (Heidegger), l’al di là dell’oggetto, come superamento del reale ed apertura sull’inconscio
Luoghi
3332229274
orari: Mercoledì e Venerdì, ore 17:00 – 19:00, giovedì ore 10.30-12.30 e su appuntamento