Cesare Paolantonio - Tra mondi sospesi e verità esistenziali
A cura di: Luciano Carini
Alla Galleria d'Arte Contemporanea STUDIO C di via Giovanni Campesio 39 si inaugura, alle ore 18, la mostra personale, postuma, di Cesare Paolantonio dal titolo “Tra mondi sospesi e verità esistenziali”.
Erano anni che volevo conoscere Cesare Paolantonio. Di lui mi erano rimasti impressi alcuni quadri che avevo visto, molti anni fa, in una mostra personale a Casalpusterlengo, nella Torre Pusterla. Poi, più tardi, ancora un altro incontro con le sue opere in una nota galleria d'arte di Mantova. Mi piaceva il suo modo di raccontare la vita, il suo mondo fatto di sogno e verità, la sua forza interiore che sempre si traduceva in immagini di rara forza e potenza, ma anche di grande delicatezza e raffinato “sentire”. Poi la vita ti prende con i suoi ritmi e i suoi impegni, le sue ansie e preoccupazioni e così, certi desideri, passano in secondo piano e vengono via via spostati, rimandati. Così, quando recentemente decisi di chiamare Cesare Paolantonio per un'importante manifestazione di livello internazionale, appresi, con grande sorpresa e sgomento, che Cesare se ne era andato da poco, il 3 agosto 2015.
Porto dentro il rimpianto di non averlo mai incontrato, di non aver potuto sentire la sua voce, ma, soprattutto, di non aver potuto ascoltare le sue riflessioni, intime e profonde, da vero intellettuale, sull'arte e sull'esistenza, sui nostri tempi così complessi e di difficile interpretazione. Quindi l'incontro con l'amatissima moglie, signora Maria Teresa, e la decisione di ricordarlo con questa mostra che, pur in uno spazio ridotto, presenta diverse tematiche della sua vasta e articolata produzione.
Cesare Paolantonio nasce a Monza nel 1937. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Artistico di Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto l’abile guida di Aldo Carpi e quindi un corso di specializzazione di Incisione all’acquaforte a Venezia. In seguito approfondisce i suoi studi e le sue ricerche pittoriche frequentando gli studi di Bruno Mantovani e Luigi Filocamo. Per aumentare ulteriormente le sue conoscenze in campo artistico visita diverse città europee finchè, nel 1955, inizia a dipingere in proprio aprendo il suo primo studio a Sesto San Giovanni. In seguito si trasferisce a Milano dove prosegue la sua intensa attività di artista. Tiene mostre in spazi prestigiosi di tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa e poi, dal 1981 al 1999 diventa collaboratore artistico de “Il Sole 24 ore” per l’inserto domenicale. Numerose anche le edizioni letterarie che, nel tempo, sono state arricchite con immagini dei suoi lavori. Negli ultimi anni si trasferisce a Gromo, provincia di Bergamo, in alta Val Seriana, dove continua la sua attività. Qui, nella quiete della montagna bergamasca, si spegne il 3 agosto 2015.
Grande e bravo artista, Cesare Paolantonio, eppure non ancora adeguatamente conosciuto, non ancora valorizzato per quello che veramente è e veramente vale.
Schivo e solitario, ma non per questo fuori dalla storia, anzi, ben ancorato ai Movimenti d’Avanguardia Internazionali perché fine intellettuale, profondo conoscitore della vita e dei suoi meccanismi e raffinato interprete dell’animo umano, con coerenza e tenacia ha portato avanti il suo lavoro costruito su silenziose e a volte dolorose riflessioni, su originali e imprevedibili accostamenti, su un’espressione tutta tesa a manifestare il suo “credo” pittorico senza preoccuparsi di essere piacevole, di soddisfare, in qualche modo, le richieste del mercato e di una società che, allora, era in fase di crescita economica. Appassionato del suo lavoro, ha sempre proceduto con metodo e rigore quasi scientifici affrontando varie tematiche, analizzando argomenti, entrando direttamente, con coraggio e intelligenza, nelle più svariate problematiche del nostro tempo: l’alienazione, il consumismo, il disastro ecologico, la solitudine. Ha sempre proceduto per “cicli” Cesare Paolantonio, (Il labirinto, umori e timori di una testa, memoria del sottosuolo, dietro il sipario, doppi-diversi, dove andiamo ecc.) seguendo sempre il suo stile, il suo linguaggio, il suo modo di intendere e concepire la comunicazione artistica, un insieme di Metafisica e Surrealismo dove oggetti, cose e persone vengono accostati in modo insolito e calati in una dimensione silente, irreale, sospesa e al di fuori del tempo e dello spazio. Pittura, a volte, di difficile comprensione, di nicchia, perché “colta” e dunque rivolta ad un pubblico capace di cogliere e interpretare i messaggi, di capire le metafore, di leggere tra le righe. Nell’insieme, comunque, un’espressione tutta rivolta all’uomo e all’esistenza, una riflessione continua e prolungata sulle problematiche esistenziali dei nostri giorni e l’incapacità, per molti, di adeguarsi ai nuovi e superficiali modelli proposti da una società in profonda trasformazione. Gli piaceva rappresentare la vita come un grande teatro, un immenso e sconfinato palcoscenico dove ognuno è chiamato a recitare una parte, gli piaceva il contrasto tra l’”essere” e l’”apparire”, tra verità e finzione. Il tutto per far emergere uno sforzo interiore, un attimo di silenzioso e pacato raccoglimento, per trovare un senso al nostro quotidiano esistere. Nell’ultimo periodo, e siamo nel 2014-15, un ciclo definitivo dal titolo “Dove andiamo?”. E’ costituito da una serie di piccoli dipinti, ritratti, figure, profili, entità, presenze di una forza espressiva incredibile: l’ultima sua rappresentazione, l’ultimo ricordo di Cesare Paolantonio.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 1° dicembre.
Erano anni che volevo conoscere Cesare Paolantonio. Di lui mi erano rimasti impressi alcuni quadri che avevo visto, molti anni fa, in una mostra personale a Casalpusterlengo, nella Torre Pusterla. Poi, più tardi, ancora un altro incontro con le sue opere in una nota galleria d'arte di Mantova. Mi piaceva il suo modo di raccontare la vita, il suo mondo fatto di sogno e verità, la sua forza interiore che sempre si traduceva in immagini di rara forza e potenza, ma anche di grande delicatezza e raffinato “sentire”. Poi la vita ti prende con i suoi ritmi e i suoi impegni, le sue ansie e preoccupazioni e così, certi desideri, passano in secondo piano e vengono via via spostati, rimandati. Così, quando recentemente decisi di chiamare Cesare Paolantonio per un'importante manifestazione di livello internazionale, appresi, con grande sorpresa e sgomento, che Cesare se ne era andato da poco, il 3 agosto 2015.
Porto dentro il rimpianto di non averlo mai incontrato, di non aver potuto sentire la sua voce, ma, soprattutto, di non aver potuto ascoltare le sue riflessioni, intime e profonde, da vero intellettuale, sull'arte e sull'esistenza, sui nostri tempi così complessi e di difficile interpretazione. Quindi l'incontro con l'amatissima moglie, signora Maria Teresa, e la decisione di ricordarlo con questa mostra che, pur in uno spazio ridotto, presenta diverse tematiche della sua vasta e articolata produzione.
Cesare Paolantonio nasce a Monza nel 1937. Dopo aver conseguito il diploma presso il Liceo Artistico di Milano frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera sotto l’abile guida di Aldo Carpi e quindi un corso di specializzazione di Incisione all’acquaforte a Venezia. In seguito approfondisce i suoi studi e le sue ricerche pittoriche frequentando gli studi di Bruno Mantovani e Luigi Filocamo. Per aumentare ulteriormente le sue conoscenze in campo artistico visita diverse città europee finchè, nel 1955, inizia a dipingere in proprio aprendo il suo primo studio a Sesto San Giovanni. In seguito si trasferisce a Milano dove prosegue la sua intensa attività di artista. Tiene mostre in spazi prestigiosi di tutta Italia e nelle principali capitali d’Europa e poi, dal 1981 al 1999 diventa collaboratore artistico de “Il Sole 24 ore” per l’inserto domenicale. Numerose anche le edizioni letterarie che, nel tempo, sono state arricchite con immagini dei suoi lavori. Negli ultimi anni si trasferisce a Gromo, provincia di Bergamo, in alta Val Seriana, dove continua la sua attività. Qui, nella quiete della montagna bergamasca, si spegne il 3 agosto 2015.
Grande e bravo artista, Cesare Paolantonio, eppure non ancora adeguatamente conosciuto, non ancora valorizzato per quello che veramente è e veramente vale.
Schivo e solitario, ma non per questo fuori dalla storia, anzi, ben ancorato ai Movimenti d’Avanguardia Internazionali perché fine intellettuale, profondo conoscitore della vita e dei suoi meccanismi e raffinato interprete dell’animo umano, con coerenza e tenacia ha portato avanti il suo lavoro costruito su silenziose e a volte dolorose riflessioni, su originali e imprevedibili accostamenti, su un’espressione tutta tesa a manifestare il suo “credo” pittorico senza preoccuparsi di essere piacevole, di soddisfare, in qualche modo, le richieste del mercato e di una società che, allora, era in fase di crescita economica. Appassionato del suo lavoro, ha sempre proceduto con metodo e rigore quasi scientifici affrontando varie tematiche, analizzando argomenti, entrando direttamente, con coraggio e intelligenza, nelle più svariate problematiche del nostro tempo: l’alienazione, il consumismo, il disastro ecologico, la solitudine. Ha sempre proceduto per “cicli” Cesare Paolantonio, (Il labirinto, umori e timori di una testa, memoria del sottosuolo, dietro il sipario, doppi-diversi, dove andiamo ecc.) seguendo sempre il suo stile, il suo linguaggio, il suo modo di intendere e concepire la comunicazione artistica, un insieme di Metafisica e Surrealismo dove oggetti, cose e persone vengono accostati in modo insolito e calati in una dimensione silente, irreale, sospesa e al di fuori del tempo e dello spazio. Pittura, a volte, di difficile comprensione, di nicchia, perché “colta” e dunque rivolta ad un pubblico capace di cogliere e interpretare i messaggi, di capire le metafore, di leggere tra le righe. Nell’insieme, comunque, un’espressione tutta rivolta all’uomo e all’esistenza, una riflessione continua e prolungata sulle problematiche esistenziali dei nostri giorni e l’incapacità, per molti, di adeguarsi ai nuovi e superficiali modelli proposti da una società in profonda trasformazione. Gli piaceva rappresentare la vita come un grande teatro, un immenso e sconfinato palcoscenico dove ognuno è chiamato a recitare una parte, gli piaceva il contrasto tra l’”essere” e l’”apparire”, tra verità e finzione. Il tutto per far emergere uno sforzo interiore, un attimo di silenzioso e pacato raccoglimento, per trovare un senso al nostro quotidiano esistere. Nell’ultimo periodo, e siamo nel 2014-15, un ciclo definitivo dal titolo “Dove andiamo?”. E’ costituito da una serie di piccoli dipinti, ritratti, figure, profili, entità, presenze di una forza espressiva incredibile: l’ultima sua rappresentazione, l’ultimo ricordo di Cesare Paolantonio.
La rassegna, che sarà introdotta dal critico d’arte Luciano Carini, chiuderà il 1° dicembre.
Luoghi
0523716846 3488703060