Carola Masini. Boxing Carola. Scatole e coperte “di vita”
A cura di: Fabio D’Achille - testo di Marcella Cossu
Boxing Carola. Scatole e coperte “di vita” di Carola Masini
La mostra di Carola Masini, recentemente allestita nella rassegna MadLab@Manzù, viene trapiantata in un inedito spazio espositivo del Museo d’Arte Diffusa: Odradek Libri & Musica, a Pomezia in Via Roma, 39. Il vernissage dell’esposizione è previsto per domani 13 marzo alle ore 18,00, e la mostra, a cura di Fabio D’Achille e con testo critico di Marcella Cossu, (Direttore Raccolta Manzù/GNAM) resterà aperta al pubblico fino al 28 marzo 2015.
“Dalla BoÎte-en-valise di Marcel Duchamp, espletata a cavallo tra gli anni trenta e i quaranta del secolo scorso, l’intuizione di meglio enfatizzare l’animus di una qualsiasi opera contemporanea enucleandola all’interno di una scatola-contenitore è stata cavalcata, interpretata e personalizzata da moltissimi artisti, partendo dagli stessi amici parenti ed epigoni di quell ‘André Bréton letterato poeta anarchico pensatore intorno al quale si era radunato il Surrealismo francese di prima generazione, e per il quale l’enigmatico Duchamp costituisce reiterato motivo di studio e riflessione. Certo, la Boite aveva rappresentato essenzialmente un’ irrinunciabile occasione di sopravvivenza per Duchamp, che tramite la vendita alla cerchia dei facoltosi mecenati e collezionisti americani dell’iniziale edizione limitata de luxe, provvista della esclusiva valigetta in pelle Vuitton, era riuscito a sbarcare il lunario nel 1941 -42, all’epoca della sua avventurosa fuga negli Sati Uniti, mentre la guerra infuriava in Francia e nell’ Europa intera. Il “museo portatile” , campionario dell’attività completa dell’artista, se da un lato rappresentava una geniale e innovativa forma di autopromozione al pubblico, d’altro canto si rendeva elemento di provocazione nei confronti del concetto ufficiale di “museo” e di “esposizione”, restando, in questo, un unicum. Ma, ripetiamo, la “scatola” , sia essa contenitore o valigia, configurandosi tutt’uno con il manufatto al suo interno, che ne diviene nucleo intimo ed essenziale, metafora del cervello o del cuore d’artista entro l’involucro corporeo, si fa, di lì in poi, leit motiv di significative creazioni dell’arte contemporanea. A partire da Joseph Cornell, che collabora con lo stesso Duchamp negli States all’assemblaggio delle BoÎtes, producendone una serie in cui predomina una visione onirica e surrealista, fino ai surrealisti italiani di terza generazione, come il milanese Sergio Dangelo, ad alcune composizioni molto…inscatolate di Gianfranco Baruchello, ideale figlio adottivo di Duchamp. Questo, senza voler ricordare chi , come Warhol o Manzoni, ha inteso elevare a icona artistica la scatola o il barattolo chiusi, lasciando massimo campo all’immaginazione di quanto in essi contenuto… nel solco di questa gloriosa tradizione, pertanto, mi sembra attraente soffermarmi sulla lettura dell’opera Legami legami , del 2015, che Carola Masini espone presso il MadLab 7 presso la Raccolta Manzù a partire dal 28 febbraio. L’installazione, che può essere altrettanto letta come assemblaggio casuale di opere singole, risulta un combinato disposto e seriale di otto diverse sculture astratte in terracotta colorata, le cui pieghe e increspature interagiscono nello spazio con la grazia di drappi e lacerazioni mossi dal vento. A “legarle” appunto, anche tra di loro, in senso metaforico e visivo, è il denominatore comune del filo dorato che le avvolge individualmente all’interno delle relative scatole. Conoscendo la vena onirica di certe opere di Carola Masini, “sento” di poter proporre una interpretazione in chiave essenzialmente neosurrealista di questo lavoro; mentre per l’installazione “patchwork” a metà tra tessuto e scultura tridimensionale che, site specific, si automodella nello spazio espositivo del MadLab, è forse preponderante, nella tecnica come nel significante, l’accezione – decisamente più proustiana che vichiana- di una storia in progress del “farsi” dell’arte –artigianale per stratificazioni, superfetazioni, annessioni, dove però il “divenire” finisce per coincidere, all’interno del procedimento creativo e operativo, con la suggestione e la forza della memoria. La vita, sembra dire Carola Masini, è sogno, ma non si esaurisce certo nell’affermazione di Calderòn: la vita è, anche, il lento dipanarsi di parabole corali, singole eppure sovrapponibili, rivoli destinati a confluire nel medesimo fiume, nel medesimo mare”. (Marcella Cossu)
La mostra di Carola Masini, recentemente allestita nella rassegna MadLab@Manzù, viene trapiantata in un inedito spazio espositivo del Museo d’Arte Diffusa: Odradek Libri & Musica, a Pomezia in Via Roma, 39. Il vernissage dell’esposizione è previsto per domani 13 marzo alle ore 18,00, e la mostra, a cura di Fabio D’Achille e con testo critico di Marcella Cossu, (Direttore Raccolta Manzù/GNAM) resterà aperta al pubblico fino al 28 marzo 2015.
“Dalla BoÎte-en-valise di Marcel Duchamp, espletata a cavallo tra gli anni trenta e i quaranta del secolo scorso, l’intuizione di meglio enfatizzare l’animus di una qualsiasi opera contemporanea enucleandola all’interno di una scatola-contenitore è stata cavalcata, interpretata e personalizzata da moltissimi artisti, partendo dagli stessi amici parenti ed epigoni di quell ‘André Bréton letterato poeta anarchico pensatore intorno al quale si era radunato il Surrealismo francese di prima generazione, e per il quale l’enigmatico Duchamp costituisce reiterato motivo di studio e riflessione. Certo, la Boite aveva rappresentato essenzialmente un’ irrinunciabile occasione di sopravvivenza per Duchamp, che tramite la vendita alla cerchia dei facoltosi mecenati e collezionisti americani dell’iniziale edizione limitata de luxe, provvista della esclusiva valigetta in pelle Vuitton, era riuscito a sbarcare il lunario nel 1941 -42, all’epoca della sua avventurosa fuga negli Sati Uniti, mentre la guerra infuriava in Francia e nell’ Europa intera. Il “museo portatile” , campionario dell’attività completa dell’artista, se da un lato rappresentava una geniale e innovativa forma di autopromozione al pubblico, d’altro canto si rendeva elemento di provocazione nei confronti del concetto ufficiale di “museo” e di “esposizione”, restando, in questo, un unicum. Ma, ripetiamo, la “scatola” , sia essa contenitore o valigia, configurandosi tutt’uno con il manufatto al suo interno, che ne diviene nucleo intimo ed essenziale, metafora del cervello o del cuore d’artista entro l’involucro corporeo, si fa, di lì in poi, leit motiv di significative creazioni dell’arte contemporanea. A partire da Joseph Cornell, che collabora con lo stesso Duchamp negli States all’assemblaggio delle BoÎtes, producendone una serie in cui predomina una visione onirica e surrealista, fino ai surrealisti italiani di terza generazione, come il milanese Sergio Dangelo, ad alcune composizioni molto…inscatolate di Gianfranco Baruchello, ideale figlio adottivo di Duchamp. Questo, senza voler ricordare chi , come Warhol o Manzoni, ha inteso elevare a icona artistica la scatola o il barattolo chiusi, lasciando massimo campo all’immaginazione di quanto in essi contenuto… nel solco di questa gloriosa tradizione, pertanto, mi sembra attraente soffermarmi sulla lettura dell’opera Legami legami , del 2015, che Carola Masini espone presso il MadLab 7 presso la Raccolta Manzù a partire dal 28 febbraio. L’installazione, che può essere altrettanto letta come assemblaggio casuale di opere singole, risulta un combinato disposto e seriale di otto diverse sculture astratte in terracotta colorata, le cui pieghe e increspature interagiscono nello spazio con la grazia di drappi e lacerazioni mossi dal vento. A “legarle” appunto, anche tra di loro, in senso metaforico e visivo, è il denominatore comune del filo dorato che le avvolge individualmente all’interno delle relative scatole. Conoscendo la vena onirica di certe opere di Carola Masini, “sento” di poter proporre una interpretazione in chiave essenzialmente neosurrealista di questo lavoro; mentre per l’installazione “patchwork” a metà tra tessuto e scultura tridimensionale che, site specific, si automodella nello spazio espositivo del MadLab, è forse preponderante, nella tecnica come nel significante, l’accezione – decisamente più proustiana che vichiana- di una storia in progress del “farsi” dell’arte –artigianale per stratificazioni, superfetazioni, annessioni, dove però il “divenire” finisce per coincidere, all’interno del procedimento creativo e operativo, con la suggestione e la forza della memoria. La vita, sembra dire Carola Masini, è sogno, ma non si esaurisce certo nell’affermazione di Calderòn: la vita è, anche, il lento dipanarsi di parabole corali, singole eppure sovrapponibili, rivoli destinati a confluire nel medesimo fiume, nel medesimo mare”. (Marcella Cossu)
Luoghi
www.odradek.it 06 6833451
apertura: Dal lunedì al sabato, dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00