C'e' chi dipinge...
A cura di: Fabio Sargentini
Grazie al cielo c’è chi dipinge…
Mi sono domandato sul serio nei giorni passati se fosse il caso di varare un’ultima mostra dopo una stagione così intensa. Si dirà, in fondo si tratta soltanto di due mostre e uno spettacolo teatrale. Ebbene, possono sembrare pochi, ma non lo sono, se pensiamo che si fondano tutti e tre su idee originali.
Galleria del vento, da ottobre a gennaio, è stata un po’ mostra e un po’ teatro. In primo luogo ha aggiunto un altro tassello alla riflessione che porto avanti sullo spazio espositivo dal lontano 1968, quando trasformai L’Attico in una palestra: Ginnastica mentale. In secondo luogo ha messo in scena per la prima volta la pittura, che passa, da statico fondale decorativo, al ruolo di protagonista a tutti gli effetti della rappresentazione: i vestiti irrequieti, volanti di Pizzi Cannella.
Se Galleria del vento ha avuto un carattere sperimentale, la mostra successiva, da febbraio a marzo, ha puntato sulla memoria, scevra peraltro di nostalgia. Hic sunt leones è stato l’omaggio a Leoncillo, quattro sue sculture messe in relazione con le pitture di Burri, Fautrier, Fontana, Morandi. Può sembrare una mostra facile, in realtà c’era la necessità di disporre di opere con certe caratteristiche per far decollare il dialogo. Fino all’ultimo il loro reperimento ha messo a rischio l’avverarsi della mostra. La vicinanza di critici amici, Calvesi, Crispolti, Rubiu, Appella, e quella di amici collezionisti, Fontana e Zanmatti, mi è stata preziosa.
Dulcis in fundo lo spettacolo Vola via con me, Desdemona!, scritto e diretto insieme a mia moglie Elsa. L’idea di Superman che piomba sopra la platea da una finestra spalancata mi è venuta accompagnando i visitatori nelle sale durante Galleria del vento. Guardavo e riguardavo quella finestra in alto, opposta al palcoscenico, con il vestito svolazzante di Pizzi che vi troneggiava. A un certo punto Superman in carne e ossa ha preso il posto per un attimo del vestito. Poi, così come era venuto, è sparito ed è tornato Pizzi. In questo modo è nato lo spettacolo, in un lampo!
Ma dopo tutto ciò chi te lo fa fare di inaugurare un’altra mostra? mi dicevano alcuni dei miei collaboratori. Non li ho ascoltati. Il fatto è che mi duole lasciare la galleria vuota per troppo tempo. E poi voglio premiare questi accaniti paladini della pittura che non mollano l’osso nonostante il vento della moda spiri in senso decisamente contrario. I nomi sono di artisti a me vicini, di cui posseggo opere e che seguo, chi più chi meno, nelle loro evoluzioni pittoriche. Non nascondo che mi diverto ad allestire queste collettive, creando rapporti inattesi, accostamenti spiazzanti. Di Stasio, Limoni, Nalli, li ho posizionati seguendo il filo conduttore del mare, tema presente in tutti e tre, seppure con approcci diversissimi: metafisico allo stato puro, neo astratto-concreto, concettuale veristico. E poi ci sono Montani e Palmieri, affiancati uno all’altro, con dipinti che sottendono anch’essi un paesaggio: mascherato, quasi astratto alla Klee in Montani, esplicito persino nel titolo, Orizzonte liquido, in Palmieri. E ancora, installati come a ferro di cavallo, una decina di piccoli dipinti ciascuno di Colazzo e Corona. Anche qui, miniaturizzato, emerge il tema del paesaggio. Corona dipinge dal vero, con partecipazione lirica, il bosco innevato che osserva dietro i vetri della sua casetta svedese ai confini con la Lapponia. Colazzo, invece, si affida al ricordo del bosco, all’esperienza dell’occhio custodita e rivissuta in studio, con l’obiettivo di non perdere freschezza.
Grazie al cielo c’è chi dipinge…
Fabio Sargentini
Mi sono domandato sul serio nei giorni passati se fosse il caso di varare un’ultima mostra dopo una stagione così intensa. Si dirà, in fondo si tratta soltanto di due mostre e uno spettacolo teatrale. Ebbene, possono sembrare pochi, ma non lo sono, se pensiamo che si fondano tutti e tre su idee originali.
Galleria del vento, da ottobre a gennaio, è stata un po’ mostra e un po’ teatro. In primo luogo ha aggiunto un altro tassello alla riflessione che porto avanti sullo spazio espositivo dal lontano 1968, quando trasformai L’Attico in una palestra: Ginnastica mentale. In secondo luogo ha messo in scena per la prima volta la pittura, che passa, da statico fondale decorativo, al ruolo di protagonista a tutti gli effetti della rappresentazione: i vestiti irrequieti, volanti di Pizzi Cannella.
Se Galleria del vento ha avuto un carattere sperimentale, la mostra successiva, da febbraio a marzo, ha puntato sulla memoria, scevra peraltro di nostalgia. Hic sunt leones è stato l’omaggio a Leoncillo, quattro sue sculture messe in relazione con le pitture di Burri, Fautrier, Fontana, Morandi. Può sembrare una mostra facile, in realtà c’era la necessità di disporre di opere con certe caratteristiche per far decollare il dialogo. Fino all’ultimo il loro reperimento ha messo a rischio l’avverarsi della mostra. La vicinanza di critici amici, Calvesi, Crispolti, Rubiu, Appella, e quella di amici collezionisti, Fontana e Zanmatti, mi è stata preziosa.
Dulcis in fundo lo spettacolo Vola via con me, Desdemona!, scritto e diretto insieme a mia moglie Elsa. L’idea di Superman che piomba sopra la platea da una finestra spalancata mi è venuta accompagnando i visitatori nelle sale durante Galleria del vento. Guardavo e riguardavo quella finestra in alto, opposta al palcoscenico, con il vestito svolazzante di Pizzi che vi troneggiava. A un certo punto Superman in carne e ossa ha preso il posto per un attimo del vestito. Poi, così come era venuto, è sparito ed è tornato Pizzi. In questo modo è nato lo spettacolo, in un lampo!
Ma dopo tutto ciò chi te lo fa fare di inaugurare un’altra mostra? mi dicevano alcuni dei miei collaboratori. Non li ho ascoltati. Il fatto è che mi duole lasciare la galleria vuota per troppo tempo. E poi voglio premiare questi accaniti paladini della pittura che non mollano l’osso nonostante il vento della moda spiri in senso decisamente contrario. I nomi sono di artisti a me vicini, di cui posseggo opere e che seguo, chi più chi meno, nelle loro evoluzioni pittoriche. Non nascondo che mi diverto ad allestire queste collettive, creando rapporti inattesi, accostamenti spiazzanti. Di Stasio, Limoni, Nalli, li ho posizionati seguendo il filo conduttore del mare, tema presente in tutti e tre, seppure con approcci diversissimi: metafisico allo stato puro, neo astratto-concreto, concettuale veristico. E poi ci sono Montani e Palmieri, affiancati uno all’altro, con dipinti che sottendono anch’essi un paesaggio: mascherato, quasi astratto alla Klee in Montani, esplicito persino nel titolo, Orizzonte liquido, in Palmieri. E ancora, installati come a ferro di cavallo, una decina di piccoli dipinti ciascuno di Colazzo e Corona. Anche qui, miniaturizzato, emerge il tema del paesaggio. Corona dipinge dal vero, con partecipazione lirica, il bosco innevato che osserva dietro i vetri della sua casetta svedese ai confini con la Lapponia. Colazzo, invece, si affida al ricordo del bosco, all’esperienza dell’occhio custodita e rivissuta in studio, con l’obiettivo di non perdere freschezza.
Grazie al cielo c’è chi dipinge…
Fabio Sargentini
Luoghi
www.fabiosargentini.it 06 6869846