Bruno Gambone. Oggetti 1965-1970
La galleria Il Ponte presenta una mostra di Bruno Gambone (Vietri 1936), artista assai noto come ceramista, che fra le fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta, si era però dedicato interamente alla pittura. Dopo essersi stabilito a New York, nel 1963, la sua pittura geometrica, sulla linea di certo Minimalismo statunitense, attraverso colori vividi e brillanti, acquisisce una volumetria che emerge fortemente oltre la superficie pittorica.
Fra il 66 e il 67, sia attraverso strutture lignee dipinte, che con la realizzazione di volumi geometrici schiacciati contro la parete e rivestiti di tela, tale tridimensionalità prende corpo e acquisisce forte rilievo. Nel 1967 a Milano, dove si trasferirà l'anno successivo, nella galleria del Cenobio, invitato dall'amico Alviani, realizza un ambiente di tele tensionate su strutture lignee, introdotto da un testo di Germano Celant. Prosegue poi su questa linea con opere che hanno le caratteristiche sostanziali della "pittura oggetto", di cui scrive Gillo Dorfless nel 1967, raccogliendo in una mostra a Roma all'Arco d'Alibert di Mara Coccia, insieme a Fontana: Castellani, Bonalumi e Scheggi. Soprattutto con gli ultimi due Gambone era legato da fraterna amicizia e unità di intenti e insieme partecipano in quegli anni a numerose mostre e ad azioni artistico-teatrali.
Questo mondo di Bruno Gambone, pur citato negli studi degli altri autori, si può dire che sia rimasto celato, per oltre quarant'anni, dalla sua ben più nota attività di ceramista, cui si dedica pressoché interamente poco dopo la morte del padre Guido (ceramista attivo fra il 1909 e il 1969). Questa mostra, costituita da dieci tele estroflesse e da una grande opera ARA (1969), che impegna interamente il piano inferiore della galleria, corredata da un ampio e dettagliato catalogo, cerca di riportare alla luce questo complesso di opere e la loro storia. Si va così colmando una lacuna nella storia dell'arte italiana degli anni Sessanta, che hanno sicuramente rappresentato un momento magico della creatività artistica italiana.
Fra il 66 e il 67, sia attraverso strutture lignee dipinte, che con la realizzazione di volumi geometrici schiacciati contro la parete e rivestiti di tela, tale tridimensionalità prende corpo e acquisisce forte rilievo. Nel 1967 a Milano, dove si trasferirà l'anno successivo, nella galleria del Cenobio, invitato dall'amico Alviani, realizza un ambiente di tele tensionate su strutture lignee, introdotto da un testo di Germano Celant. Prosegue poi su questa linea con opere che hanno le caratteristiche sostanziali della "pittura oggetto", di cui scrive Gillo Dorfless nel 1967, raccogliendo in una mostra a Roma all'Arco d'Alibert di Mara Coccia, insieme a Fontana: Castellani, Bonalumi e Scheggi. Soprattutto con gli ultimi due Gambone era legato da fraterna amicizia e unità di intenti e insieme partecipano in quegli anni a numerose mostre e ad azioni artistico-teatrali.
Questo mondo di Bruno Gambone, pur citato negli studi degli altri autori, si può dire che sia rimasto celato, per oltre quarant'anni, dalla sua ben più nota attività di ceramista, cui si dedica pressoché interamente poco dopo la morte del padre Guido (ceramista attivo fra il 1909 e il 1969). Questa mostra, costituita da dieci tele estroflesse e da una grande opera ARA (1969), che impegna interamente il piano inferiore della galleria, corredata da un ampio e dettagliato catalogo, cerca di riportare alla luce questo complesso di opere e la loro storia. Si va così colmando una lacuna nella storia dell'arte italiana degli anni Sessanta, che hanno sicuramente rappresentato un momento magico della creatività artistica italiana.
Luoghi
http://www.galleriailponte.com 055 240617 055 5609892
orario: lun-ven 15.30-19; sab su appuntamento