Bruno Daniele. Hopes

Dipingere "informale" oggi, seguendo i dettami della corrente pittorica che si è sviluppata negli anni'50 e che ha segnato molti dei protagonisti dell'arte del secondo dopoguerra e dei movimenti successivi, è un vero e proprio azzardo. Tanto più rischioso in un ambito culturale "di provincia", nel quale l'opzione informale, dagli esiti stilistici spesso stridenti e cacofonici, perché mal digeriti, è quella in molti casi più consona ai "dopolavoristi della pittura".
Bruno Daniele, in quasi trent'anni di seria e motivata militanza artistica l'azzardo lo ha domato e vinto, ponendosi come uno dei rari esempi di pittura "neo-informale" stilisticamente risolta e poeticamente autentica. Perché le sue radici, come succede a quelle delle secolari viti di Langa nel terreno marnoso delle sue colline, affondano nell'indagine critica di quel linguaggio e il nutrimento, che la pittura ne trae, Bruno lo sostanzia di contenuti pregnanti e contemporanei.
Francesco Lodola
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