02/06/2013  al 28/09/2013

Ben Shahn e Mino Maccari

A cura di: Giuseppe Appella

Ben Shahn e Mino Maccari

Poiché il MIG convive con la Biblioteca, ogni incontro è all’insegna di “un libro, una mostra”. Questa volta tocca a Ben Shahn  (Lithuania 1898 -  New York 1969), un altro nome celebre della storia dell’arte, e al romanzo di Rainer Maria Rilke, The Note-books of Malte Laurids Brigge,  illustrato da ventiquattro litografie originali, stampate  presso l’Atelier Mourlot di New York nel 1968.

Dopo Vollard, Teriade, “Les Bibliophiles du Palais”, le “Éditions du Rocher”, le “Éditions De L’Herne” e “Maeght Èditeur”, sei grandi editori del Novecento, entra sulla scena lucana la “Imprimerie Mourlot” , fondata a Parigi da Francois Mourlot nel 1852. L’attività della stamperia, inizialmente commerciale e volta alla produzione di carta da parati, etichette, libri e mappe, invase il campo dell’arte a partire dal 1920, quando Fernand Mourlot, nipote di Francois, aprì le porte dello studio agli artisti, che qui iniziarono a lavorare direttamente sulla pietra e a stampare le proprie opere litografiche in edizioni limitate. Una collaborazione che, progressivamente, riportò in auge la tecnica della litografia, abbandonata dalla maggior parte degli artisti dei primissimi anni del Novecento. Leader indiscusso nel campo della produzione litografica, l’Atelier Mourlot fu il luogo prescelto da Picasso per il suo ritorno al mezzo grafico. Qui, infatti, tra il 1945 e il 1969, creò oltre quattrocento litografie originali, così come, nel corso del Novecento, anche Henri Matisse, André Derain, Georges Braque, Fernand Léger, Joan Miró, Salvador Dalí, Marc Chagall, Alexander Calder, Francis Bacon, Max Ernst, André Masson, Raoul Dufy, Jean Dubuffet, Jacques Villon, Henry Moore, Alberto Giacometti, Marino Marini, Victor Vasarely, Kees Van Dongen e Ben Shahn. Altro primato della stamperia Mourlot, fu la produzione di eccellenti manifesti d’arte. Memorabili sono, ancora oggi, quelli creati nel 1937 per le mostre parigine di Bonnard e Matisse, entrambi giudicati, dagli stessi artisti, veri e propri capolavori.

The Note-books of Malte Laurids Brigge è un romanzo di Reiner Maria Rilke, scritto tra il 1904 e il 1910, data della pubblicazione. Nell’opera si narra la vicenda di Laurids Brigge, un danese di antiche origini nobiliari, appassionato di poesia, che giunto a Parigi appena prima dello scoppio della prima guerra mondiale, inizia a vagare per le strade della città interrogandosi sulle grandi questioni esistenziali che da sempre attanagliano l’uomo. Completamente influenzato dal contesto storico in cui scrive, Rilke esprime in questa sua opera quel senso di solitudine, di paura e di sfiducia comune a tutti i suoi contemporanei. Un mondo, quello emerso dalla penna di Rilke, che Ben Shahn, nelle sue ventiquattro litografie, riesce ad evocare magistralmente attraverso un segno analitico ed uno stile corrosivo. Non è un caso se il grande incisore americano, considerato il continuatore, nella prima metà del Novecento, del realismo drammatico di Goya e Daumier, al quale unì la conoscenza del linguaggio incisivo ed essenziale degli espressionisti tedeschi Grosz e Dix, abbia scelto di illustrare I quaderni di Rilke, simbolo della tormentata condizione esistenziale dell’uomo di tutti i tempi. Proprio lui che, a partire dai famosi dipinti del 1932 sul processo di Sacco e Vanzetti, utilizzò l’abilità di disegnatore e il mezzo della stampa per denunciare le ingiustizie sociali e gli eventi politici del tempo.

                                                                      

In controcanto, come è già avvenuto per Renoir - Gentilini, per Bonnard - Strazza, per Matisse – Accardi, per Dufy – Ciarrocchi, per Picasso – Consagra e per Calder – Melotti il MIG, mediante una scelta di 40 opere grafiche datate 1924 – 1985, si propone di segnalare, con Mino Maccari  (Siena 1898 – Roma 1989), quanto gli italiani abbiano studiato gli artisti europei e quelli americani che in Europa hanno trovato la loro casa ideale. Maccari, disegnatore satirico,  pittore,  giornalista editore, viene accostato a Shahn e Rilke in quanto, protagonista delle sue opere, è la vita. Attento osservatore del suo tempo, ha saputo mettere in luce, con la sua opera grafica, il contrasto tra il mondo intellettuale e la realtà autentica della vita italiana, valutandone  i sintomi, raggruppandoli e intendendone  il valore documentario. Nel 1924 iniziò a collaborare come grafico al settimanale "Il Selvaggio", pubblicando le sue prime lineografie caricaturali. Tra il 1929 e il ‘31 fu a Torino come redattore della "Stampa", diretta in quel momento da Curzio Malaparte. Molto intensa fu la sua presenza, oltre che su "I1 Selvaggio", anche sulle pagine di "Quadrivio", "L'Italia letteraria", "L'Italiano" e "Omnibus" di Longanesi, su "Primato" di Bottai  durante la guerra, il "Mondo" di Pannunzio e "Documento" di Federigo Valli. Numerose le sue cartelle di grafica, fra cui l'Album di Vallecchi (1925), Il trastullo di Strapaese (1928), Linoleum (1931). Illustrò La vecchia del Bal Bullier di Antonio Baldini (1934) e nel 1942 pubblicò la cartella Album, cui seguirono Come quando fuori piove e Il superfluo illustrato. Fino agli anni Trenta, la partecipazione alle esposizioni non fu molto frequente. Nel 1938 tenne una personale alla XXI Biennale di Venezia ed espose alla Galleria L'Arcobaleno di Venezia, presentato da Roberto Longhi. Nel 1948 ottenne il Premio internazionale dell'incisione alla Biennale veneziana. Nel 1963 è proprio Ben Shahn a presentarlo in catalogo nella mostra alla Gallery 63 di New York: “Conosco Maccari soprattutto attraverso la sua opera grafica, le sue potenti incisioni, i suoi disegni a penna che sono così magistrali e allo stesso tempo così teneramente belli. Lo humor è presente nella sua opera in un senso più corrivo, è quello humor che sente le debolezze umane e le ricrea con estrema tenerezza e simpatia.”. Negli anni che seguono, numerose le mostre antologiche in Italia e all’estero. Tra queste: a Siena, nel Palazzo Pubblico, nel 1977, a La Valletta, nel Museo Nazionale dell’Archeologia, e nel Palazzo Paolina di Viareggio nel 1987,  a Macerata in Palazzo Ricci e a Roma in Palazzo Memmo nel 1993.

Tutto, in Maccari, parte dal disegno, che è pensiero e parola, memoria di una visione istantanea colta nella sua essenza: “Maccari, come Morandi, ha criticato il suo tempo con la libertà del suo stile e non per i soggetti dipinti, disegnati o incisi. Maccari non predica. La buffa commedia umana è animata da personaggi pieni di vizi, mai di mostri. Humor e stile si accordano alla perfezione perciò la satira, come il disegno, non è mai monocorde (…). Maccari schiaffeggia il mondo e lo consola. Il disegno condanna, il disegno rigenera. E impariamo a sorridere, a comprendere la funzione purificatrice della risata. Il riso diventa un mezzo per capire, la reazione spontanea alla paura, alla violenza e al potere, una presa di coscienza politica.” Un mondo, quello osservato e registrato nelle opere di Maccari, che non solo denuncia ma apre alla riflessione, e per dirla con le sue stesse parole “le conclusioni in fatto d’arte non vanno cercate, poiché l’arte non conclude, inizia. Apre e non chiude. In questo consiste la sua vitalità.”


Luoghi

  • MIG. Museo Internazionale della Grafica - Piazza Guglielmo Marconi, 3 - Italia
             0973. 835014     3474017613

    orario: tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 17 alle 20 (la mattina per appuntamento). L’ingresso è gratuito.

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