Autopsia Della Scultura Romana 1900-2015
A cura di: Vincenzo Mazzarella
Sarà inaugurata il prossimo 8 dicembre presso la galleria Monserrato Arte ‘900 di Roma l’esposizione “Autopsia della scultura romana 1900-2015. Prima parte” ideata e curata da Vincenzo Mazzarella.
Come suggerisce il titolo, la mostra, oltre a presentare una “dissezione” delle varie correnti artistiche che hanno avuto fervore a Roma dai primi anni del Novecento; vuole essere il primo appuntamento, lungo un anno, che la galleria Monserrato Arte ‘900 propone sulla “scultura romana” con l’obiettivo di creare una ricognizione del lavoro di celebri artisti -scultori e ceramisti- e di maestri ancora poco noti al grande pubblico; nessuno nato a Roma, ma tutti operanti nella città eterna dal 1900 al 2015.
La prima di questa serie di mostre raggruppa artisti eterogenei: da Hendrik Christian Andersen, che quasi nulla vendette in vita, ma a Roma, dove visse e operò a lungo -presente con un museo monografico- è ricordato in questa rassegna con uno straordinario gruppo Nudo Femminile danzante con putto del 1911-13 a Il Buon Pastore del 1950ca ceramica riflessata in oro di Enzo Assenza, a Amleto Cataldi, con un corpus di ben quattro sculture, oltre al marmo Ritratto della marchesa Flaminia Capranica del Grillo anche Figura femminile, Giove e Marte queste tre ultime provenienti dalla villa di Armando Brasini. Arturo Dazzi con un rigoroso busto di marmo di donna del periodo secessionista dialoga con una Danzatrice del 1914, nota scultura di Nicola D’Antino che anticipa alcuni stilemi che saranno propri dell’Art déco. Lorenzo Guerrini con una serie di medaglie astratte è in rapporto con il genio della più importante ceramista vivente Nedda Guidi.
Oltre ad artisti celebri come Arturo Martini con il suo Vittoria (Dio e Patria) del 1934 la mostra, come si è detto, vuole individuare figure eccentriche poco frequentate come Ferruccio Vecchi con un suo possente gesso Cosciente e subcosciente del 1940 a artisti raffinati quali Attilio Torresini con la Dormiente, una terracotta del 1926, opera famosissima e Fausto Melotti, legatissimo a Roma, con un piccolo gioiello, Angelo ceramica del 1951, quasi uno smalto di Limoges.
Uno straordinario San Sebastiano del 1937 di Gaetano Martinez è posto in confronto con un grande gesso patinato del 1928 Pomona di Attilio Selva; chiude un piccolo gioiello di Mario Rutelli con il suo Ritratto di uomo del 1910 con dedica ad personam.
Questa vuole essere la prima pagina di un discorso che ogni mese seguirà con altri artisti operanti a Roma senza limite di tempo.
La mostra è accompagnata da una presentazione con un’inedita lettera di Johann Joachim Winckelmann al curatore.
Caro Enzo,
lo so di averti dovuto scrivere prima.
Sai sono morto l’8 giugno nel 1768 ammazzato da Francesco Arcangeli
che avevo trovato a Trieste era bono grosso e roscio di capelli,
io, te lo ricordi, avevo appena 51 anni, e lui già un po’ grande, 31 anni
veniva da Campiglio di Cireglio, frazione di Pistoia, poi era cuoco
e mi diede le coltellate e io non morii subito,
feci testamento, e lui venne giustiziato.
Prima di scriverti ho parlato con tuo figlio Mario Massimo,
lo so che tu lo avresti salvato, io no,
mi voleva rubare le monete d’oro di Maria Teresa d’Austria.
Venni sepolto il giorno dopo nel cimitero della cattedrale di San Giusto.
Tuo figlio non è d’accordo con la sua morte terribile sulla ruota ferrata,
lo so che tu vorresti Francesco tra i tirannicidi e quindi salvo.
Sai Enzo è vero che non ci sentiamo da tempo,
oltre l’affetto per te mi chiedi di presentare la mostra di scultura romana 1900-2014,
sai l’ho sempre seguita la scultura ma ero preso dal sangue mio sparso
e da ciò che scrivevo e decidevo.
Per amore di te e della tua amica Antonietta Vernice, li ho visti tutti.
Ti posso dire, Enzo mio, i tuoi scultori non sono inutili.
Johann Joachim Winckelmann
P. S. Con la consapevolezza di essere io a San Giusto
e tu a Roma, mi manca più Roma, scusa Enzo, che te.
Come suggerisce il titolo, la mostra, oltre a presentare una “dissezione” delle varie correnti artistiche che hanno avuto fervore a Roma dai primi anni del Novecento; vuole essere il primo appuntamento, lungo un anno, che la galleria Monserrato Arte ‘900 propone sulla “scultura romana” con l’obiettivo di creare una ricognizione del lavoro di celebri artisti -scultori e ceramisti- e di maestri ancora poco noti al grande pubblico; nessuno nato a Roma, ma tutti operanti nella città eterna dal 1900 al 2015.
La prima di questa serie di mostre raggruppa artisti eterogenei: da Hendrik Christian Andersen, che quasi nulla vendette in vita, ma a Roma, dove visse e operò a lungo -presente con un museo monografico- è ricordato in questa rassegna con uno straordinario gruppo Nudo Femminile danzante con putto del 1911-13 a Il Buon Pastore del 1950ca ceramica riflessata in oro di Enzo Assenza, a Amleto Cataldi, con un corpus di ben quattro sculture, oltre al marmo Ritratto della marchesa Flaminia Capranica del Grillo anche Figura femminile, Giove e Marte queste tre ultime provenienti dalla villa di Armando Brasini. Arturo Dazzi con un rigoroso busto di marmo di donna del periodo secessionista dialoga con una Danzatrice del 1914, nota scultura di Nicola D’Antino che anticipa alcuni stilemi che saranno propri dell’Art déco. Lorenzo Guerrini con una serie di medaglie astratte è in rapporto con il genio della più importante ceramista vivente Nedda Guidi.
Oltre ad artisti celebri come Arturo Martini con il suo Vittoria (Dio e Patria) del 1934 la mostra, come si è detto, vuole individuare figure eccentriche poco frequentate come Ferruccio Vecchi con un suo possente gesso Cosciente e subcosciente del 1940 a artisti raffinati quali Attilio Torresini con la Dormiente, una terracotta del 1926, opera famosissima e Fausto Melotti, legatissimo a Roma, con un piccolo gioiello, Angelo ceramica del 1951, quasi uno smalto di Limoges.
Uno straordinario San Sebastiano del 1937 di Gaetano Martinez è posto in confronto con un grande gesso patinato del 1928 Pomona di Attilio Selva; chiude un piccolo gioiello di Mario Rutelli con il suo Ritratto di uomo del 1910 con dedica ad personam.
Questa vuole essere la prima pagina di un discorso che ogni mese seguirà con altri artisti operanti a Roma senza limite di tempo.
La mostra è accompagnata da una presentazione con un’inedita lettera di Johann Joachim Winckelmann al curatore.
Caro Enzo,
lo so di averti dovuto scrivere prima.
Sai sono morto l’8 giugno nel 1768 ammazzato da Francesco Arcangeli
che avevo trovato a Trieste era bono grosso e roscio di capelli,
io, te lo ricordi, avevo appena 51 anni, e lui già un po’ grande, 31 anni
veniva da Campiglio di Cireglio, frazione di Pistoia, poi era cuoco
e mi diede le coltellate e io non morii subito,
feci testamento, e lui venne giustiziato.
Prima di scriverti ho parlato con tuo figlio Mario Massimo,
lo so che tu lo avresti salvato, io no,
mi voleva rubare le monete d’oro di Maria Teresa d’Austria.
Venni sepolto il giorno dopo nel cimitero della cattedrale di San Giusto.
Tuo figlio non è d’accordo con la sua morte terribile sulla ruota ferrata,
lo so che tu vorresti Francesco tra i tirannicidi e quindi salvo.
Sai Enzo è vero che non ci sentiamo da tempo,
oltre l’affetto per te mi chiedi di presentare la mostra di scultura romana 1900-2014,
sai l’ho sempre seguita la scultura ma ero preso dal sangue mio sparso
e da ciò che scrivevo e decidevo.
Per amore di te e della tua amica Antonietta Vernice, li ho visti tutti.
Ti posso dire, Enzo mio, i tuoi scultori non sono inutili.
Johann Joachim Winckelmann
P. S. Con la consapevolezza di essere io a San Giusto
e tu a Roma, mi manca più Roma, scusa Enzo, che te.
Luoghi
06 6861767
orario: lun-ven 16-20