Arthur Duff. Things with endings
A cura di: Francesca Pola
La mostra è costituita da una nuova serie di lavori realizzati appositamente per gli spazi di Marignana Arte dall'artista Arthur Duff, artista di origine americana nato a Wiesbaden nel 1973 (che vive a Vicenza e Marghera). L'elemento luminoso come veicolo di informazione verbale e flusso di energia conoscitiva, già da anni al centro della riflessione creativa dell'artista, viene interpretato da queste nuove opere secondo coordinate inedite che segnano inedite direzioni di indagine.
La luce di Duff non è quella di una vibrazione atmosferica o esteriore, ma una luce pensata come spazio complesso di un processo vitale continuo e mutevole, che si muove tra cosmiche regioni interstellari, profondità telluriche e alluse virtualità digitali. Uno dei lavori realizzati per questa occasione, Things with beginnings, rende emblematica questa esplicitata dimensione di “primordio” della sua attuale ricerca: è infatti costituito da pietra vulcanica nera combinata con una luce laser verde, che proietta elementi verbali
sulla superficie di questo materiale ancestrale. La pietra che ha emesso una luce deflagrante torna a riassorbire luce, dando vita a uno spazio scultoreo complesso, tra fisicità e virtualità. L’opera che da il titolo alla mostra, Things with endings, utilizza in maniera inconsueta un altro materiale luminoso, la luce al neon, che viene filtrata sia da una copertura cromatica sia da un rivestimento a tramatura elastica, e diviene una proiezione fisicamente determinata delle sue stesse lettere, ad espandere espressivamente lo spazio neutro del’informazione linguistica.
Completano il percorso alcuni lavori a parete: un camouflage a ricamo e un lavoro in carta forata, che si concentrano sull’interferenza fisica e percettiva di diversi piani e punti di vista, a creare una visione di profondità e virtualità, e alcuni inediti caratteristici lavori a nodi dell’artista. Sono nodi stratificati e spazializzati, le cui configurazioni reciproche riprendono e rendono interferenti alcuni frammenti di ammassi stellari riportati nel settecentesco catalogo astronomico di Charles Messier, lavorando sulla contrapposizione tra microcosmo e macrocosmo, dove l’insinuarsi dei colori verde e arancio nel prevalere della superficie nera, in una sorta di pulsazione residuale di energia, si declina nelle due varianti della densità e della rarefazione.
Si tratta di lavori che riprendono in chiave rinnovata alcuni recenti realizzazioni dell’artista: al MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma (2009), a Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo (2012), a Castevecchio a Verona (2012), a Palazzo Malipiero a Venezia (2013), sino all’opera Black Stars realizzata per la mostra “Proportio” attualmente in corso a Palazzo Fortuny a Venezia.
Nelle proiezioni al laser, fondate sulla combinazione di luminoso artificiale e linguaggio spazializzato, così come nelle stratificazioni annodate di allusi frammenti stellari, la luce è per Duff la possibilità metaforica prima di un transito, di un viaggio, nell’universo dell’informazione come materiale fisico e dinamico potenzialmente infinito. L’opera di Duff si è infatti da sempre concentrata nella creazione di spazi complessi di esperienza, visiva e fisica insieme, che utilizzano la proiezione laser o la pulsazione dell’immagine (sia
essa luminosa, o ottenuta attraverso pattern e ricami) per dare vita a configurazioni sempre sorprendenti, in dialogo con le coordinate spaziali e conoscitive di un presente ormai quasi interamente costruito da esperienze di realtà digitale e virtuale. In questi ultimi lavori, la sua ricerca pare avere assunto la forma di un viaggio nel futuro, in paesaggi primordiali di una materia senza umanità, dove l’unico segnale umano resta proprio il connettivo luminoso del linguaggio.
La luce di Duff non è quella di una vibrazione atmosferica o esteriore, ma una luce pensata come spazio complesso di un processo vitale continuo e mutevole, che si muove tra cosmiche regioni interstellari, profondità telluriche e alluse virtualità digitali. Uno dei lavori realizzati per questa occasione, Things with beginnings, rende emblematica questa esplicitata dimensione di “primordio” della sua attuale ricerca: è infatti costituito da pietra vulcanica nera combinata con una luce laser verde, che proietta elementi verbali
sulla superficie di questo materiale ancestrale. La pietra che ha emesso una luce deflagrante torna a riassorbire luce, dando vita a uno spazio scultoreo complesso, tra fisicità e virtualità. L’opera che da il titolo alla mostra, Things with endings, utilizza in maniera inconsueta un altro materiale luminoso, la luce al neon, che viene filtrata sia da una copertura cromatica sia da un rivestimento a tramatura elastica, e diviene una proiezione fisicamente determinata delle sue stesse lettere, ad espandere espressivamente lo spazio neutro del’informazione linguistica.
Completano il percorso alcuni lavori a parete: un camouflage a ricamo e un lavoro in carta forata, che si concentrano sull’interferenza fisica e percettiva di diversi piani e punti di vista, a creare una visione di profondità e virtualità, e alcuni inediti caratteristici lavori a nodi dell’artista. Sono nodi stratificati e spazializzati, le cui configurazioni reciproche riprendono e rendono interferenti alcuni frammenti di ammassi stellari riportati nel settecentesco catalogo astronomico di Charles Messier, lavorando sulla contrapposizione tra microcosmo e macrocosmo, dove l’insinuarsi dei colori verde e arancio nel prevalere della superficie nera, in una sorta di pulsazione residuale di energia, si declina nelle due varianti della densità e della rarefazione.
Si tratta di lavori che riprendono in chiave rinnovata alcuni recenti realizzazioni dell’artista: al MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma (2009), a Villa Pisani a Bagnolo di Lonigo (2012), a Castevecchio a Verona (2012), a Palazzo Malipiero a Venezia (2013), sino all’opera Black Stars realizzata per la mostra “Proportio” attualmente in corso a Palazzo Fortuny a Venezia.
Nelle proiezioni al laser, fondate sulla combinazione di luminoso artificiale e linguaggio spazializzato, così come nelle stratificazioni annodate di allusi frammenti stellari, la luce è per Duff la possibilità metaforica prima di un transito, di un viaggio, nell’universo dell’informazione come materiale fisico e dinamico potenzialmente infinito. L’opera di Duff si è infatti da sempre concentrata nella creazione di spazi complessi di esperienza, visiva e fisica insieme, che utilizzano la proiezione laser o la pulsazione dell’immagine (sia
essa luminosa, o ottenuta attraverso pattern e ricami) per dare vita a configurazioni sempre sorprendenti, in dialogo con le coordinate spaziali e conoscitive di un presente ormai quasi interamente costruito da esperienze di realtà digitale e virtuale. In questi ultimi lavori, la sua ricerca pare avere assunto la forma di un viaggio nel futuro, in paesaggi primordiali di una materia senza umanità, dove l’unico segnale umano resta proprio il connettivo luminoso del linguaggio.
Luoghi
www.marignanaarte.it +39 041 5227360
VAPORETTO STOPS n° 1 fermata Salute n° 51/52 fermata Spirito Santo Orari: Martedì e mercoledì 14-16.30 Dal giovedì al sabato 11-13.30, 14-18.30 Giorni di chiusura: domenica e lunedì, apertura possibile su appuntamento.