Arianna Bonamore. Complementari
A cura di: Michela Becchis
“Camminare accanto a un artista consente l’accesso a un privilegio: intendere, a ogni passo, il formarsi di un tracciato che comincia intorno a un’idea e alle suggestioni attorno a cui essa si aggruma e che termina inevitabilmente nella costituzione dell’oggetto artistico.
Nel preparare questa mostra, Arianna Bonamore sapeva i contorni netti dell’idea intorno a cui lavorare, dell’oggetto finale unica era la certezza che sarebbe stato il taglio di un primo segmento della sua ricerca.
Ermes e Afrodite, due figure che appaiono, nel lavoro di Arianna, in tutta la loro valenza archetipica, ma attenzione, non secondo l’idea junghiana piuttosto nella più antica delle accezioni, quella platonica. L’essenza sostanziale delle cose sensibili, perché nulla richiede più impegno e fatica dei sensi per intendere la sostanza di un’opera d’arte. Nel farla. Nel trovarcisi di fronte.
L’opera che nasce dalla riflessione attorno alle due divinità è un trittico, ma non è la ricerca di una sintesi tra le due figure, ma la loro complementarietà. Quest’ultima parola trascina immediatamente la suggestione mitologica dentro la realtà della ricerca espressiva di Arianna Bonamore: due figure complementari come i colori, come l’incessante variare del colore che ogni modulo propone, come l’insieme dei colori che in quest’opera chiamano in causa l’occhio senza concedere posa. L’artista usa pennarelli che pentimenti non permettono, ma l’accensione del colore qui si apre all’accoglimento dell’ombra, della sua vibrazione; il colore è squillante eppure mutevole, ma non come il carattere degli dei, piuttosto come il variare della luce in ogni istante del giorno, come la ribellione dei colori colpiti dalla luce. “
(Michela Becchis)
Nel preparare questa mostra, Arianna Bonamore sapeva i contorni netti dell’idea intorno a cui lavorare, dell’oggetto finale unica era la certezza che sarebbe stato il taglio di un primo segmento della sua ricerca.
Ermes e Afrodite, due figure che appaiono, nel lavoro di Arianna, in tutta la loro valenza archetipica, ma attenzione, non secondo l’idea junghiana piuttosto nella più antica delle accezioni, quella platonica. L’essenza sostanziale delle cose sensibili, perché nulla richiede più impegno e fatica dei sensi per intendere la sostanza di un’opera d’arte. Nel farla. Nel trovarcisi di fronte.
L’opera che nasce dalla riflessione attorno alle due divinità è un trittico, ma non è la ricerca di una sintesi tra le due figure, ma la loro complementarietà. Quest’ultima parola trascina immediatamente la suggestione mitologica dentro la realtà della ricerca espressiva di Arianna Bonamore: due figure complementari come i colori, come l’incessante variare del colore che ogni modulo propone, come l’insieme dei colori che in quest’opera chiamano in causa l’occhio senza concedere posa. L’artista usa pennarelli che pentimenti non permettono, ma l’accensione del colore qui si apre all’accoglimento dell’ombra, della sua vibrazione; il colore è squillante eppure mutevole, ma non come il carattere degli dei, piuttosto come il variare della luce in ogni istante del giorno, come la ribellione dei colori colpiti dalla luce. “
(Michela Becchis)
Luoghi
http://www.tralevolte.org 06 70491663 3335943199 0039 06 77207956
orario: lun-ven, 17-20, esclusi festivi