Antonio Secci e lo Spazialismo
Il lavoro di Secci punta tutto sulla tensione degli elementi compositivi abbinati ai colori distribuiti in purezza. La materia scabra e granulosa di per sé non giustificherebbe un al di là della pittura, così neppure il supporto. Ma va considerata come vera e propria pelle, epidermide resistente e metafora dello stesso fare artistico. Lo svelamento dell’oltre, cioè di tutto ciò che soggiace a questa superficie cutanea, avviene per violenza, con uno strappo calibrato e preciso come un taglio di Fontana che però non ha la freddezza chirurgica, l’asetticità della taglierina Stanley. Rivela piuttosto uno sforzo, una lacerazione più stridente, un’energia che è anche fisica e non solo mentale.
Le opere non vanno oltre i confini della cornice, non cercano nemmeno delle forme irregolari o extra size perché la superficie deve assecondare il gioco dello strappo e della materia. L’attenzione deve essere concentrata su questo gioco di andare sotto la pelle, verso una seconda pelle che è complemento della prima. Antonio Secci vuole rimanere in una sorta di spazio predefinito per amplificare i contrasti cromatici, le essenzialità dialogiche della forma-colore, il gesto del togliere che, in effetti, si tramuta in un aggiungere alla pittura altra pittura. Sono questi i valori costruttivi di un’arte matura e diretta, che appartiene ancora e sempre ai paradigmi del moderno: un’inattualità che rende la pittura dell’artista ancora più interessante anche per confronto generazionale che ha bisogno di diversità per crescere. - Valerio Dehò.
"Lo squarcio è una possibile apertura per uno spazio possibile, - afferma Secci - non è altro che la rappresentazione di questo mondo dove devi cercare di aprire un varco per poter sopravvivere in un futuro migliore e attraverso questo spazio insomma, avere una visuale più serena della vita".
Il progetto espositivo, che celebra il maestro Antonio Secci, viene esposto precedentemente, in occasione di Art City 2018 e Setup+, presso Seven’s.bo, con il patrocinio del Comune di Bologna per poi concludersi presso lo spazioRaw di Milano.
Le opere non vanno oltre i confini della cornice, non cercano nemmeno delle forme irregolari o extra size perché la superficie deve assecondare il gioco dello strappo e della materia. L’attenzione deve essere concentrata su questo gioco di andare sotto la pelle, verso una seconda pelle che è complemento della prima. Antonio Secci vuole rimanere in una sorta di spazio predefinito per amplificare i contrasti cromatici, le essenzialità dialogiche della forma-colore, il gesto del togliere che, in effetti, si tramuta in un aggiungere alla pittura altra pittura. Sono questi i valori costruttivi di un’arte matura e diretta, che appartiene ancora e sempre ai paradigmi del moderno: un’inattualità che rende la pittura dell’artista ancora più interessante anche per confronto generazionale che ha bisogno di diversità per crescere. - Valerio Dehò.
"Lo squarcio è una possibile apertura per uno spazio possibile, - afferma Secci - non è altro che la rappresentazione di questo mondo dove devi cercare di aprire un varco per poter sopravvivere in un futuro migliore e attraverso questo spazio insomma, avere una visuale più serena della vita".
Il progetto espositivo, che celebra il maestro Antonio Secci, viene esposto precedentemente, in occasione di Art City 2018 e Setup+, presso Seven’s.bo, con il patrocinio del Comune di Bologna per poi concludersi presso lo spazioRaw di Milano.
Luoghi
www.spazioraw.it 02 49436719
Orario: 15.30 – 19.00 dal lunedì al venerdì, sabato su appuntamento Ingresso libero