Antonio Passa. La quantità di colore
A cura di: Francesco Gallo Mazzeo - Testo di Giuseppe Pansini
Il quadro quadrato di Antonio Passa
Io sono Colui e Colei che è: nell’arco dell’esistenza di un Artista c’è sempre un punto di svolta, un momento in cui il cielo si separa dalle acque e la luce dalle tenebre.
Nel Caos delle possibilità, nel buio, nello spazio della tradizione culturale dove è giunta la propria esperienza personale, avviene, evidentemente, in un istante, un’esplosione. L’esplosione da cui nasce la Stella che indica il cammino, la ricerca e l’ordine delle proprie creazioni. Tale Stella è la coscienza, è il pensiero e il pensiero è linguaggio: è una nuova vita, è lo stile precipuo dell’Artista, unico e incomparabile. Riconoscibile!
Romolo, secondo Plutarco, tracciò, sul colle Palatino, un solco quadrato per delineare i confini del suo Regno.
Antonio Passa, duemilasettecentoventisei anni dopo la leggendaria fondazione di Roma, nello stesso luogo, rifletteva sull’etimologia della parola “quadro”…
Da allora, il quadro per lui ha smesso d’essere il semplice supporto, l’area o il foglio delle narrazioni visive: il quadro non può che essere quadrato.
Il “quadro quadrato” di Antonio Passa è, dunque, un oggetto a sé: ha in sé la struttura delle immagini e, dal punto di vista psicologico è, affermerebbe H. Khout, un Oggetto-Sé, la sua stessa anima riflessa.
Il “quadro quadrato” di Antonio Passa, anche nelle successive declinazioni, coniugazioni, scomposizioni in cerchi o rettangoli, triangoli e losanghe (come ad esempio per il tangram cinese), rende visibile quanto comunemente è invisibile: l’anatomia del quadro!
La forma e le dimensioni del telaio riemergono, attraverso l’attività pittorica, strato su strato, ora per ora, adesso per adesso, sulla superficie della tela: l’ignoto prende corpo. Si svela denudandosi della propria nerezza e oscurità. Le quattro dimensioni della fisica, insite nell’idea del “quadro quadrato”, appaiono al mondo nei toni di luce, le quantità di colore, eseguiti con matematica certezza e armonia.
Tali opere sono il prodotto dei processi psichici di trasformazione, assorbimento e integrazione dei propri lati d’ombra. Sono la dimostrazione di una personalità, di un Artista, letteralmente, di “spessore” che, pur salpando dal porto del neoplasticismo e dell’astrattismo moderno, approda a un più contemporaneo e futuristico cubismo reale.
Antonio Passa, perciò, con il suo sguardo, oltrepassando i limiti e gli orizzonti della propria Eterna Città, il “quadro quadrato”, proietta gli spettatori, afferrandoli per mano, verso gli universi emotivi: lì il tempo e lo spazio non hanno né inizio né fine e la molteplicità è unicità nella gioia e per la felicità dell’arte.
Oggi, dopo quarant’anni, alla Bibliothè Contemporany Art Gallery, in Via Celsa 4/5, alle soglie del Campidoglio, ripropone le opere realizzate nel 2729 e pubblicate nel terzo mese dell’anno successivo.
Roma, A.D. 13 Gennaio 2016
Giuseppe Pansini
Io sono Colui e Colei che è: nell’arco dell’esistenza di un Artista c’è sempre un punto di svolta, un momento in cui il cielo si separa dalle acque e la luce dalle tenebre.
Nel Caos delle possibilità, nel buio, nello spazio della tradizione culturale dove è giunta la propria esperienza personale, avviene, evidentemente, in un istante, un’esplosione. L’esplosione da cui nasce la Stella che indica il cammino, la ricerca e l’ordine delle proprie creazioni. Tale Stella è la coscienza, è il pensiero e il pensiero è linguaggio: è una nuova vita, è lo stile precipuo dell’Artista, unico e incomparabile. Riconoscibile!
Romolo, secondo Plutarco, tracciò, sul colle Palatino, un solco quadrato per delineare i confini del suo Regno.
Antonio Passa, duemilasettecentoventisei anni dopo la leggendaria fondazione di Roma, nello stesso luogo, rifletteva sull’etimologia della parola “quadro”…
Da allora, il quadro per lui ha smesso d’essere il semplice supporto, l’area o il foglio delle narrazioni visive: il quadro non può che essere quadrato.
Il “quadro quadrato” di Antonio Passa è, dunque, un oggetto a sé: ha in sé la struttura delle immagini e, dal punto di vista psicologico è, affermerebbe H. Khout, un Oggetto-Sé, la sua stessa anima riflessa.
Il “quadro quadrato” di Antonio Passa, anche nelle successive declinazioni, coniugazioni, scomposizioni in cerchi o rettangoli, triangoli e losanghe (come ad esempio per il tangram cinese), rende visibile quanto comunemente è invisibile: l’anatomia del quadro!
La forma e le dimensioni del telaio riemergono, attraverso l’attività pittorica, strato su strato, ora per ora, adesso per adesso, sulla superficie della tela: l’ignoto prende corpo. Si svela denudandosi della propria nerezza e oscurità. Le quattro dimensioni della fisica, insite nell’idea del “quadro quadrato”, appaiono al mondo nei toni di luce, le quantità di colore, eseguiti con matematica certezza e armonia.
Tali opere sono il prodotto dei processi psichici di trasformazione, assorbimento e integrazione dei propri lati d’ombra. Sono la dimostrazione di una personalità, di un Artista, letteralmente, di “spessore” che, pur salpando dal porto del neoplasticismo e dell’astrattismo moderno, approda a un più contemporaneo e futuristico cubismo reale.
Antonio Passa, perciò, con il suo sguardo, oltrepassando i limiti e gli orizzonti della propria Eterna Città, il “quadro quadrato”, proietta gli spettatori, afferrandoli per mano, verso gli universi emotivi: lì il tempo e lo spazio non hanno né inizio né fine e la molteplicità è unicità nella gioia e per la felicità dell’arte.
Oggi, dopo quarant’anni, alla Bibliothè Contemporany Art Gallery, in Via Celsa 4/5, alle soglie del Campidoglio, ripropone le opere realizzate nel 2729 e pubblicate nel terzo mese dell’anno successivo.
Roma, A.D. 13 Gennaio 2016
Giuseppe Pansini
Luoghi
www.bibliothe.net 39 066781427
Orario apertura galleria dal lunedì al sabato dalle 11 alle 23