Antonio Lucifero. L’Impero della Volgarità
A cura di: Enzo De Leonibus
Dopo la produzione e la regia del film NERO del 2004 con Roberto Herlitzka, Antonio Lucifero torna da affrontare Shakespeare indagando il Riccardo III. Ed è una coincidenza felice per il MuseoLaboratorio, che questi materiali dell’artista vengano presentati in occasione dei 400 anni dalla morte del grande drammaturgo. Sono alcuni anni che Antonio Lucifero mi parla e lavora al progetto del Riccardo III e sin dall’inizio gli confidai che sarei stato onorato di condividere l’avventura attraverso una mostra presso il museo. La mostra: L’IMPERO DELLA VOLGARITÀ sarà inaugurata sabato 12 novembre 2016 alle ore 19,00. Credo che sia doveroso e mi piace continuare questa comunicazione con le riflessioni dell’artista:
“IL TEMPO
Mai incipit riuscì a sconfinare nella più acuta modernità quanto quello del Riccardo 3° di Shakespeare: Now ( ora ). In esso si racchiude il senso più profondo dell’esistenza umana e sottolinea l’essenziale rapporto che l’uomo dovrebbe sancire con se stesso. Ora è il momento specifico in cui si vive e si agisce, l’azione passata e futura perdono senso per veicolare lo sforzo dell’esistenza in un momento specifico, uno sforzo concentrato e concertato con se stessi per ottenere come frutto supremo L’azione del vivere.
Oggi il vivere non collima con l’azione, considerando sempre che agire non significa necessariamente compiere un’azione dinamica, si può agire nella totale immobilità, l’attesa è una delle supreme forme dell’agire. L’uomo contemporaneo è un malato terminale collegato ad una presa di corrente senza la quale morirebbe per la seconda volta, seconda perché l’uomo ha smesso di vivere nel momento stesso in cui ha cominciato a essere ossessionato dal futuro, non come espressione dell’istinto di conservazione, bensì come prolungamento della folle frenesia per l’eternità, la materia, l’accumulare. Il tempo è l’elemento più bistrattato dall’uomo contemporaneo: lo dilata, lo comprime, senza mai cercare di essere consapevole del suo senso, senza mai interrogarsi sul suo effimero ma profondo significato. L’orologio è lo strumento più controverso mai inventato, in esso risiede lo sguardo cieco, la certezza tutta inventata dello scorrere del tempo. Il tempo non scorre: fluisce. La differenza è sostanziale ed in essa risiede la sua bellezza. Quanta grazia può esprimere l’attenzione verso un qualsiasi fenomeno naturale che si dipana ed esprime attraverso i nostri sensi. In quel momento noi gestiamo il tempo piuttosto che essere gestiti da esso, lo dominiamo e da esso traiamo piacere, piacere non effimero ma sostanziale alimento dell’esistenza. L’uomo vive oggi la confusione del non essere o di essere qualcosa che non è. L’abbandono delle scienze filosofiche a favore delle matematica lo ha impoverito, lo ha imbrigliato in una condizione di stasi, in un limbo numerico che lo rende schiavo del non interrogarsi su se stesso. Bisogna procedere, mai fermarsi, sembra questo il dictat dell’uomo contemporaneo. Un movimento inizialmente gestito da altri e poi, vivendo di vita propria, generando un mostro che non ci permette di vivere la libertà, ma quella vera, non l’anarchia, la vera libertà comprende impegno, dedizione, anche sofferenza a volte.
Viviamo certezze prefabbricate e confezionate a seconda dell’occorrenza, del desiderio dei meno che prevalgono sui più. Ci siamo resi incapaci di abbandonarci all’esistenza imbrigliandoci in regole che si sconfessano a vicenda, senza comprendere che le regole sono necessarie ai trogloditi incapaci di autogovernarsi: il primo passo verso la civiltà e creare le leggi, il secondo è non averne bisogno.”
“IL TEMPO
Mai incipit riuscì a sconfinare nella più acuta modernità quanto quello del Riccardo 3° di Shakespeare: Now ( ora ). In esso si racchiude il senso più profondo dell’esistenza umana e sottolinea l’essenziale rapporto che l’uomo dovrebbe sancire con se stesso. Ora è il momento specifico in cui si vive e si agisce, l’azione passata e futura perdono senso per veicolare lo sforzo dell’esistenza in un momento specifico, uno sforzo concentrato e concertato con se stessi per ottenere come frutto supremo L’azione del vivere.
Oggi il vivere non collima con l’azione, considerando sempre che agire non significa necessariamente compiere un’azione dinamica, si può agire nella totale immobilità, l’attesa è una delle supreme forme dell’agire. L’uomo contemporaneo è un malato terminale collegato ad una presa di corrente senza la quale morirebbe per la seconda volta, seconda perché l’uomo ha smesso di vivere nel momento stesso in cui ha cominciato a essere ossessionato dal futuro, non come espressione dell’istinto di conservazione, bensì come prolungamento della folle frenesia per l’eternità, la materia, l’accumulare. Il tempo è l’elemento più bistrattato dall’uomo contemporaneo: lo dilata, lo comprime, senza mai cercare di essere consapevole del suo senso, senza mai interrogarsi sul suo effimero ma profondo significato. L’orologio è lo strumento più controverso mai inventato, in esso risiede lo sguardo cieco, la certezza tutta inventata dello scorrere del tempo. Il tempo non scorre: fluisce. La differenza è sostanziale ed in essa risiede la sua bellezza. Quanta grazia può esprimere l’attenzione verso un qualsiasi fenomeno naturale che si dipana ed esprime attraverso i nostri sensi. In quel momento noi gestiamo il tempo piuttosto che essere gestiti da esso, lo dominiamo e da esso traiamo piacere, piacere non effimero ma sostanziale alimento dell’esistenza. L’uomo vive oggi la confusione del non essere o di essere qualcosa che non è. L’abbandono delle scienze filosofiche a favore delle matematica lo ha impoverito, lo ha imbrigliato in una condizione di stasi, in un limbo numerico che lo rende schiavo del non interrogarsi su se stesso. Bisogna procedere, mai fermarsi, sembra questo il dictat dell’uomo contemporaneo. Un movimento inizialmente gestito da altri e poi, vivendo di vita propria, generando un mostro che non ci permette di vivere la libertà, ma quella vera, non l’anarchia, la vera libertà comprende impegno, dedizione, anche sofferenza a volte.
Viviamo certezze prefabbricate e confezionate a seconda dell’occorrenza, del desiderio dei meno che prevalgono sui più. Ci siamo resi incapaci di abbandonarci all’esistenza imbrigliandoci in regole che si sconfessano a vicenda, senza comprendere che le regole sono necessarie ai trogloditi incapaci di autogovernarsi: il primo passo verso la civiltà e creare le leggi, il secondo è non averne bisogno.”
Luoghi
www.museolaboratorio.org 085 960555
orario invernale: dalle 17,30 alle 21,00 orario estivo: dalle 19,30 alle ore 23,30 - chiuso lunedì e martedì