Angelo Zanella "Il Miracolo della Fonte"
A cura di: Testo di Marco Amore
MIRACOLO
Non è un caso che il lavoro di Angelo Zanella veda la luce nel comune di Assisi; non solo per dare origine a un legame – e cercare una sottesa sinergia – con due delle più venerate icone della cristianità (San Francesco, patrono d’Italia, e Santa Chiara, fondatrice dell’ordine delle clarisse), e dunque intervenire in un territorio avvezzo agli eventi miracolosi quanto ai più comuni accadimenti, ma anche perché l’Umbria, situata nel cuore della penisola italica, risulta essere una delle poche regioni non bagnate dal mar Mediterraneo. Così, attraverso un’istallazione site-specific costituita da un banco di pesci tipicamente marini nell’antica fonte di San Nicolò, in via Portica, l’artista compie un vero e proprio miracolo, trasformando l’acqua della fonte trecentesca in un angolino di mare; metafora questa del miracolo dell’arte, nonché del potere dell’immaginazione umana, sul cosiddetto «mondo sensibile»; probabile omaggio, o strizzatina d’occhi, al miracolo francescano della sorgente, e quindi al celebre affresco attribuito a Giotto di Bondone. Ma non ci si può esimere dal leggerci anche la volontà dell’artista di rifarsi, in maniera seriosa, alla tradizione stessa del miracolo – l’acqua del Nilo trasformata in sangue da Mosè, la trasmutazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana, ecc. ecc – nonché di guardare al simbolismo cristiano, dove l’acqua è l’elemento caratterizzante la vita per antonomasia, ma anche, e soprattutto, l’emblema della purificazione dal peccato e della salvezza dell’anima immortale, e perciò utilizzata per compiere il sacramento del battesimo. Quindi la semplice immersione di una specie animale in un habitat ad essa poco consono, associata al virtuosismo che contraddistingue tutte le sue opere, colpiscono anche l’osservatore meno attento spingendolo a una profonda riflessione su se stesso e sulla società che ci circonda, e invitandolo a stilare un bilancio esistenziale.
Non è un caso che il lavoro di Angelo Zanella veda la luce nel comune di Assisi; non solo per dare origine a un legame – e cercare una sottesa sinergia – con due delle più venerate icone della cristianità (San Francesco, patrono d’Italia, e Santa Chiara, fondatrice dell’ordine delle clarisse), e dunque intervenire in un territorio avvezzo agli eventi miracolosi quanto ai più comuni accadimenti, ma anche perché l’Umbria, situata nel cuore della penisola italica, risulta essere una delle poche regioni non bagnate dal mar Mediterraneo. Così, attraverso un’istallazione site-specific costituita da un banco di pesci tipicamente marini nell’antica fonte di San Nicolò, in via Portica, l’artista compie un vero e proprio miracolo, trasformando l’acqua della fonte trecentesca in un angolino di mare; metafora questa del miracolo dell’arte, nonché del potere dell’immaginazione umana, sul cosiddetto «mondo sensibile»; probabile omaggio, o strizzatina d’occhi, al miracolo francescano della sorgente, e quindi al celebre affresco attribuito a Giotto di Bondone. Ma non ci si può esimere dal leggerci anche la volontà dell’artista di rifarsi, in maniera seriosa, alla tradizione stessa del miracolo – l’acqua del Nilo trasformata in sangue da Mosè, la trasmutazione dell’acqua in vino durante le nozze di Cana, ecc. ecc – nonché di guardare al simbolismo cristiano, dove l’acqua è l’elemento caratterizzante la vita per antonomasia, ma anche, e soprattutto, l’emblema della purificazione dal peccato e della salvezza dell’anima immortale, e perciò utilizzata per compiere il sacramento del battesimo. Quindi la semplice immersione di una specie animale in un habitat ad essa poco consono, associata al virtuosismo che contraddistingue tutte le sue opere, colpiscono anche l’osservatore meno attento spingendolo a una profonda riflessione su se stesso e sulla società che ci circonda, e invitandolo a stilare un bilancio esistenziale.
Luoghi
3332946260