Andrea Sala. Fuori tema
Federica Schiavo Gallery è lieta di presentare Fuori tema (Off Topic), terza personale di Andrea Sala in galleria. Le opere in mostra nascono dall’incontro di idee diverse, talvolta lontane fra loro, e dall’ibridazione imprevista di forme e materiali consueti ma apparentemente inconciliabili, traducendosi in un linguaggio formalmente autonomo rispetto alle fonti di ispirazione iniziali.
Per raccontare il presente o il passato più recente, i critici, gli storici e talvolta i protagonisti stessi, suddividono la storia in periodi o movimenti temporalmente definiti etichettandoli con un nome – spesso accompagnato dal suffisso -ismo –, che denota un atteggiamento comune e idee condivise separate da tutto ciò che le ha precedute o succedute: astrattismo, espressionismo, metabolismo ne sono alcuni esempi.
Tuttavia, applicando il rigore della logica a queste classificazioni si incontrano delle eccezioni. Molto spesso infatti, alcuni esponenti di un movimento si collocano a cavallo di due o più periodi, figure che hanno vissuto un movimento e che, pur condividendone alcuni presupposti, lo tradiscono nei risultati andando di fatto “fuori tema”.
In questa mostra Andrea Sala ha prestato attenzione alla nozione di fuori tema attribuendo valore a quegli spazi marginali che esistono tra una precisa corrente di pensiero e le sue derive, o devianze, che hanno di fatto generato altro. Il fuori tema, secondo l’artista, descrive la nostra condizione contemporanea che, per mancanza di distanza storica, sfugge da qualsiasi tentativo di classificazione attraverso un’estetica inaspettata e di difficile definizione.
Partendo dai temi generali dell’astrattismo, dell’espressionismo e dell’arte primitiva, per poi concentrarsi sull’opera di particolari figure artistiche quali Helen Frankenthaler, Hermann Finsterlin e Henry Moore, Sala realizza una serie di sculture che attingono liberamente da questi movimenti, componendo un alfabeto inedito di nuove forme. Le campiture astratte della pittura di Helen Frankenthaler riecheggiano sulla superficie di vetri tridimensionali incisi mediante il procedimento meccanico della sabbiatura e caratterizzati da bordi sagomati sul disegno di apposite mensole di ceramica. Il colore trova sede nelle abrasioni superficiali di ogni lastra riempite di Bondo – un comune stucco poliestere per riparazioni, molto diffuso in Nord America per gli usi più disparati – e ossidi colorati in polvere. L’impiego del Bondo stimola la contaminazione tra pratiche artistiche “alte” e attitudini artigianali e D.I.Y. (fai da te) assai diffuse nelle estetiche del nuovo millennio.
La ricerca espressionista e volumetrica di Hermann Finsterlin, noto soprattutto per i disegni di architetture organiche elaborati tra il 1917 e il 1925, si trasforma in forme a bassorilievo scavate su lastre di travertino e realizzate con la tecnica dell’incisione industriale a partire da disegni 3D. La precisione e rigidità meccanica del processo produttivo è in questo caso superata dall’irregolarità del materiale selezionato, la cui epidermide irregolare e porosa diventa sede naturale di paste colorate. Allo stesso modo la ricerca sull’arte primitiva di Henry Moore definisce forme organiche e ergonomiche che sono alla base di un gruppo di sculture realizzate in radica di erica, che sostengono, a guisa di piedistalli, il surreale innesto di lunghi bocchini per pipe realizzati in osso, bambù, ottone e metacrilato.
La selezione dei materiali utilizzati ha un ruolo centrale: ciascuno di essi presenta fattori di imponderabilità durante le fasi tecniche di lavorazione che contribuiscono a minare l’ortodossia di ogni regola iniziale sostenendo l’artista nella formalizzazione di lavori sempre più contaminati e, appunto, fuori tema.
Per raccontare il presente o il passato più recente, i critici, gli storici e talvolta i protagonisti stessi, suddividono la storia in periodi o movimenti temporalmente definiti etichettandoli con un nome – spesso accompagnato dal suffisso -ismo –, che denota un atteggiamento comune e idee condivise separate da tutto ciò che le ha precedute o succedute: astrattismo, espressionismo, metabolismo ne sono alcuni esempi.
Tuttavia, applicando il rigore della logica a queste classificazioni si incontrano delle eccezioni. Molto spesso infatti, alcuni esponenti di un movimento si collocano a cavallo di due o più periodi, figure che hanno vissuto un movimento e che, pur condividendone alcuni presupposti, lo tradiscono nei risultati andando di fatto “fuori tema”.
In questa mostra Andrea Sala ha prestato attenzione alla nozione di fuori tema attribuendo valore a quegli spazi marginali che esistono tra una precisa corrente di pensiero e le sue derive, o devianze, che hanno di fatto generato altro. Il fuori tema, secondo l’artista, descrive la nostra condizione contemporanea che, per mancanza di distanza storica, sfugge da qualsiasi tentativo di classificazione attraverso un’estetica inaspettata e di difficile definizione.
Partendo dai temi generali dell’astrattismo, dell’espressionismo e dell’arte primitiva, per poi concentrarsi sull’opera di particolari figure artistiche quali Helen Frankenthaler, Hermann Finsterlin e Henry Moore, Sala realizza una serie di sculture che attingono liberamente da questi movimenti, componendo un alfabeto inedito di nuove forme. Le campiture astratte della pittura di Helen Frankenthaler riecheggiano sulla superficie di vetri tridimensionali incisi mediante il procedimento meccanico della sabbiatura e caratterizzati da bordi sagomati sul disegno di apposite mensole di ceramica. Il colore trova sede nelle abrasioni superficiali di ogni lastra riempite di Bondo – un comune stucco poliestere per riparazioni, molto diffuso in Nord America per gli usi più disparati – e ossidi colorati in polvere. L’impiego del Bondo stimola la contaminazione tra pratiche artistiche “alte” e attitudini artigianali e D.I.Y. (fai da te) assai diffuse nelle estetiche del nuovo millennio.
La ricerca espressionista e volumetrica di Hermann Finsterlin, noto soprattutto per i disegni di architetture organiche elaborati tra il 1917 e il 1925, si trasforma in forme a bassorilievo scavate su lastre di travertino e realizzate con la tecnica dell’incisione industriale a partire da disegni 3D. La precisione e rigidità meccanica del processo produttivo è in questo caso superata dall’irregolarità del materiale selezionato, la cui epidermide irregolare e porosa diventa sede naturale di paste colorate. Allo stesso modo la ricerca sull’arte primitiva di Henry Moore definisce forme organiche e ergonomiche che sono alla base di un gruppo di sculture realizzate in radica di erica, che sostengono, a guisa di piedistalli, il surreale innesto di lunghi bocchini per pipe realizzati in osso, bambù, ottone e metacrilato.
La selezione dei materiali utilizzati ha un ruolo centrale: ciascuno di essi presenta fattori di imponderabilità durante le fasi tecniche di lavorazione che contribuiscono a minare l’ortodossia di ogni regola iniziale sostenendo l’artista nella formalizzazione di lavori sempre più contaminati e, appunto, fuori tema.
Luoghi
http://www.federicaschiavo.com 06 45432028 06 45433739
Orario: mar-sab 12-19