Andrea Rosset / Marina Fornasier "Still Life"
A cura di: Barbara Fragogna
La Fusion Art Gallery - Inaudita presenta la mostra Still Life di Andrea Rosset in collaborazione con Marina Fornasier. Still life è un’installazione fotografica, realizzata con le immagini di Elisa, 107 anni, e Marina, sua nipote, 28 anni. Il lavoro ruota intorno ai corpi delle due donne, confrontati secondo una struttura antinomica di contrasti e assonanze. In sede d’inaugurazione e il 12 maggio in occasione della Notte bianca della Fotografia, sarà presentata l’edizione limitata Still Life edita da Edizioni Inaudite.
La mostra rientra nell'ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018 ed è promossa e realizzata dal MEF - Museo Ettore Fico in collaborazione con le realtà aderenti all'iniziativa, la kermesse è stata ideata dal direttore del MEF, Andrea Busto.
Fusion/Inaudita è parte dei circuiti NEsxT – Indepentent Art Festival, COLLA e di ContemporaryArt Torino e Piemonte.
Il giudice immobile del manifesto ciclico
di Barbara Fragogna
"C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine." - Miranda
da Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir
Tempo. Inquieta dimensione. Giovane, vecchio, prima e dopo, futuro nel presente, presenza del passato. Inizio, fine, continuum. Alterco palpabile d’ingannevole tensione. Circolo, matassa, vortice, ritorno. Uroboro in potenza. Stadio primordiale di rigenerazione effimera. Archeologia del guscio, uovo cosmico.
Nel progetto Still Life di Andrea Rosset e Marina Fornasier il flusso del tempo incarnato nell’età delle protagoniste degli scatti (107, Elisa e 28 Marina) mette in atto il perpetuo movimento che penetra lo spazio curvo permeandone i pori e irrorandolo di materia vitale alchemica e liquida. La pelle è la superficie/paesaggio in cui lo sguardo va e torna, si ritrova, cammina sicuro riconoscendone codici, tappe e meccanismi, la nostra banale vita, la sua decadenza, il suo fiorire. Il contesto è il luogo delle contraddizioni che si completano. Oggetti, figure, textures, sensazioni complementari che predicono un quotidiano ineluttabile. Nell’antitesi si genera una silenziosa fusione, la tensione delle forze coinvolte sbatacchia tra la gola e lo stomaco, sono i sensi ad esserne travolti, prima di tutto, prima di pensare, prima di capire. L’ovvio empirico dell’esperienza diretta si manifesta in ricordi famigliari amorevoli o dolorosi, passiamo attraverso questo flashback per inoltrarci nelle più profonde memorie archetipiche. E’ un forte impatto emotivo, un’esperienza condivisa, una psicosi collettiva. Terribile, commovente e necessaria.
L’occhio della macchina registra oggettivamente la scena (il film con quelle due donne, l’una e l’altra Sé), l’occhio di Rosset, il suo filtro perfetto, restituisce un’immagine mistica della verità*, un’immagine prismatica del movimento vitale. I passi “still” consapevoli e inconsapevoli di Marina ed Elisa sono uno specchio dimensionale, i codici di un portale vibrante e instabile ottenuto attraverso il bilanciamento di due contrapposti stati di coscienza. Sconosciuto vuoto della percezione umana. Contrappunto morfologico, fervido abbandono.
Ma non si dovrebbe star sempre a spiegare, impunemente sciogliere l’opportunità di imbastire un pensiero personale innocente, un primo sguardo candido, senza sovrastrutture e regole. Non si dovrebbe, in questo lavoro che è carico di livelli concettuali che gli artisti stessi, con i loro testi guida, ci sanno raccontare nel modo più corretto ed efficace, tradirne la fiducia smascherandone gli obiettivi. Non è possibile ed è del tutto arbitrario. So già tutto, m’illudo? So già tutto, credo… non so.
La mostra rientra nell'ambito della prima edizione di Fo.To. Fotografi a Torino, che si svolge dal 3 maggio al 29 luglio 2018 ed è promossa e realizzata dal MEF - Museo Ettore Fico in collaborazione con le realtà aderenti all'iniziativa, la kermesse è stata ideata dal direttore del MEF, Andrea Busto.
Fusion/Inaudita è parte dei circuiti NEsxT – Indepentent Art Festival, COLLA e di ContemporaryArt Torino e Piemonte.
Il giudice immobile del manifesto ciclico
di Barbara Fragogna
"C'è un tempo e un luogo giusto perché qualsiasi cosa abbia principio e fine." - Miranda
da Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir
Tempo. Inquieta dimensione. Giovane, vecchio, prima e dopo, futuro nel presente, presenza del passato. Inizio, fine, continuum. Alterco palpabile d’ingannevole tensione. Circolo, matassa, vortice, ritorno. Uroboro in potenza. Stadio primordiale di rigenerazione effimera. Archeologia del guscio, uovo cosmico.
Nel progetto Still Life di Andrea Rosset e Marina Fornasier il flusso del tempo incarnato nell’età delle protagoniste degli scatti (107, Elisa e 28 Marina) mette in atto il perpetuo movimento che penetra lo spazio curvo permeandone i pori e irrorandolo di materia vitale alchemica e liquida. La pelle è la superficie/paesaggio in cui lo sguardo va e torna, si ritrova, cammina sicuro riconoscendone codici, tappe e meccanismi, la nostra banale vita, la sua decadenza, il suo fiorire. Il contesto è il luogo delle contraddizioni che si completano. Oggetti, figure, textures, sensazioni complementari che predicono un quotidiano ineluttabile. Nell’antitesi si genera una silenziosa fusione, la tensione delle forze coinvolte sbatacchia tra la gola e lo stomaco, sono i sensi ad esserne travolti, prima di tutto, prima di pensare, prima di capire. L’ovvio empirico dell’esperienza diretta si manifesta in ricordi famigliari amorevoli o dolorosi, passiamo attraverso questo flashback per inoltrarci nelle più profonde memorie archetipiche. E’ un forte impatto emotivo, un’esperienza condivisa, una psicosi collettiva. Terribile, commovente e necessaria.
L’occhio della macchina registra oggettivamente la scena (il film con quelle due donne, l’una e l’altra Sé), l’occhio di Rosset, il suo filtro perfetto, restituisce un’immagine mistica della verità*, un’immagine prismatica del movimento vitale. I passi “still” consapevoli e inconsapevoli di Marina ed Elisa sono uno specchio dimensionale, i codici di un portale vibrante e instabile ottenuto attraverso il bilanciamento di due contrapposti stati di coscienza. Sconosciuto vuoto della percezione umana. Contrappunto morfologico, fervido abbandono.
Ma non si dovrebbe star sempre a spiegare, impunemente sciogliere l’opportunità di imbastire un pensiero personale innocente, un primo sguardo candido, senza sovrastrutture e regole. Non si dovrebbe, in questo lavoro che è carico di livelli concettuali che gli artisti stessi, con i loro testi guida, ci sanno raccontare nel modo più corretto ed efficace, tradirne la fiducia smascherandone gli obiettivi. Non è possibile ed è del tutto arbitrario. So già tutto, m’illudo? So già tutto, credo… non so.
Luoghi
http://www.fusionartgallery.net +39 3493644287