Ana Manso e André Romão. Sirena
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La Galleria Umberto Di Marino, è lieta di presentare, martedì 27 ottobre, un progetto speciale di Ana Manso e André Romão dal titolo Sirena.
Imbrigliato dalle squame di un pesce, il fascino della figura mitologica si esprime in una sensualità mai portata a compimento, ma prorompente dalla metà corpo umana, che sfugge agli abissi per affascinare i marinai con un canto incomprensibile e sublime allo stesso tempo.
La sirena costituisce l'allegoria che, suadente e irresistibile, rievoca un modo di dialogare estraneo ad ogni criterio razionale, in un lavoro di corrispondenze tra due artisti che mettono in comune un'attitudine più che una vera e propria direzione progettuale. L'indagine affonda tra le pieghe di ciò che è impossibile da raggiungere con il sapere, ma che può emergere solo dalla necessità di lasciarsi attraversare liberamente dal flusso dei pensieri e delle parole.
Sul ciglio del precipizio della ragione, laddove avviene il collasso del linguaggio, inizia una conversazione muta che si nutre del subconscio, in una fatale attrazione per il vuoto. Il nonsense, la gestualità automatica, il trionfo della dérive alimentano un potere creativo costituzionalmente e antropologicamente posto da sempre alle fondamenta dell'uomo e del suo essere sociale.
Ana Manso, a partire dal processo fortemente performativo che accompagna la genesi di tutti i suoi lavori, lascia tracce del suo passaggio in moti ondosi, che s'intrecciano con funi, legacci pronti a spezzarsi sotto la spinta primordiale dell'atto creativo. Il corpo si presagisce in sua assenza, l'artista diventa essa stessa sirena ammaliatrice per guidarci, attraverso labirinti di luce e colori, a sondare il mistero. Gli abissi della sua mente si schiudono mostrando forme ibride, figure oniriche provenienti da un altro mondo, lontano nel tempo, simile al brodo primigenio in cui si è formata la vita.
Dagli abissi vengono portate alla luce, contro i volumi plastici statuari dei corpi nudi, anche le conchiglie nelle foto di André Romão. Da sempre oggetto enigmatico, portatore di riferimenti sensuali per via delle sue spirali sinuose, immancabile in ogni collezione di mirabilia, ha assunto nel tempo significati iconografici trascendenti.
Un'indiana pellerossa del tutto posticcia fuma verso la telecamera, pronunciando un monologo dell'assurdo nel video. L'incipit prende le mosse dalla conferenza stampa in cui s'impone l'intervento di Gandalf Il Viola, rappresentante degli Indiani metropolitani, al fianco di un giovane D'Alema. Poi il flusso delle parole subisce un processo di iper-sensualizzazione che affascina, pur eludendo ogni significato compiuto, tanto da perderne il filo, interrotto sempre più incessantemente dai dettagli del Boxing ring sofa disegnato da Masanori Umeda per Memphis Milano (1984). L'ala creativa del Movimento del '77, che ha introdotto in Italia il freak, predicava la libertà da qualunque limite imposto dal corpo o dalla società: un'emancipazione partita da nuovi processi di creazione di un contesto sociale, in cui l'attacco al potere costituito passava innanzitutto dal sabotaggio dei codici linguistici e culturali tradizionali.
Così la sirena assume diverse forme estetiche, sociali, politiche, ma porta sempre con sé la carica rinnovatrice che segue al seducente abbandono al disorientamento.
La Galleria Umberto Di Marino, è lieta di presentare, martedì 27 ottobre, un progetto speciale di Ana Manso e André Romão dal titolo Sirena.
Imbrigliato dalle squame di un pesce, il fascino della figura mitologica si esprime in una sensualità mai portata a compimento, ma prorompente dalla metà corpo umana, che sfugge agli abissi per affascinare i marinai con un canto incomprensibile e sublime allo stesso tempo.
La sirena costituisce l'allegoria che, suadente e irresistibile, rievoca un modo di dialogare estraneo ad ogni criterio razionale, in un lavoro di corrispondenze tra due artisti che mettono in comune un'attitudine più che una vera e propria direzione progettuale. L'indagine affonda tra le pieghe di ciò che è impossibile da raggiungere con il sapere, ma che può emergere solo dalla necessità di lasciarsi attraversare liberamente dal flusso dei pensieri e delle parole.
Sul ciglio del precipizio della ragione, laddove avviene il collasso del linguaggio, inizia una conversazione muta che si nutre del subconscio, in una fatale attrazione per il vuoto. Il nonsense, la gestualità automatica, il trionfo della dérive alimentano un potere creativo costituzionalmente e antropologicamente posto da sempre alle fondamenta dell'uomo e del suo essere sociale.
Ana Manso, a partire dal processo fortemente performativo che accompagna la genesi di tutti i suoi lavori, lascia tracce del suo passaggio in moti ondosi, che s'intrecciano con funi, legacci pronti a spezzarsi sotto la spinta primordiale dell'atto creativo. Il corpo si presagisce in sua assenza, l'artista diventa essa stessa sirena ammaliatrice per guidarci, attraverso labirinti di luce e colori, a sondare il mistero. Gli abissi della sua mente si schiudono mostrando forme ibride, figure oniriche provenienti da un altro mondo, lontano nel tempo, simile al brodo primigenio in cui si è formata la vita.
Dagli abissi vengono portate alla luce, contro i volumi plastici statuari dei corpi nudi, anche le conchiglie nelle foto di André Romão. Da sempre oggetto enigmatico, portatore di riferimenti sensuali per via delle sue spirali sinuose, immancabile in ogni collezione di mirabilia, ha assunto nel tempo significati iconografici trascendenti.
Un'indiana pellerossa del tutto posticcia fuma verso la telecamera, pronunciando un monologo dell'assurdo nel video. L'incipit prende le mosse dalla conferenza stampa in cui s'impone l'intervento di Gandalf Il Viola, rappresentante degli Indiani metropolitani, al fianco di un giovane D'Alema. Poi il flusso delle parole subisce un processo di iper-sensualizzazione che affascina, pur eludendo ogni significato compiuto, tanto da perderne il filo, interrotto sempre più incessantemente dai dettagli del Boxing ring sofa disegnato da Masanori Umeda per Memphis Milano (1984). L'ala creativa del Movimento del '77, che ha introdotto in Italia il freak, predicava la libertà da qualunque limite imposto dal corpo o dalla società: un'emancipazione partita da nuovi processi di creazione di un contesto sociale, in cui l'attacco al potere costituito passava innanzitutto dal sabotaggio dei codici linguistici e culturali tradizionali.
Così la sirena assume diverse forme estetiche, sociali, politiche, ma porta sempre con sé la carica rinnovatrice che segue al seducente abbandono al disorientamento.
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