Amedeo Abello. ALPHA
Giovedì 24 settembre 2015, alle ore 19.00, la Galleria Pavesi (via Guido d’Arezzo 17 -20145 Milano) riapre dopo la pausa estiva e inaugura la stagione autunnale con Alpha, prima personale del fotografo e designer Amedeo Abello (1986). Un’attenta selezione di opere sottolineano non solo le qualità tecniche ed estetiche già pienamente acquisite dal giovane fotografo, ma svelano un pensiero articolato proprio di un artista maturo, dove la fotografia diviene lo strumento principe prima e l’ esito poi, di una ricerca artistica e ancor prima filosofica, quanto mai analitica e consapevole.
Torinese di nascita, Amedeo Abello si forma tra Torino, Parigi e Venezia approfondendo la storia e la tecnica della fotografia, il design e le nozioni della comunicazione visiva, ambiti i cui elementi s’incontrano nella sensibilità di un artista attento a temi quali l’Identità e l’Immagine, la realtà contemporanea e i complessi legami che li governano, concorrendo tutti alla realizzazione di opere che vanno dalla fotografia all’ installazione.
Curioso, talvolta persino ossessivo nella cura dei dettagli, l’artista fa della progettazione, mai lasciata al caso, un’opera d’arte che nel Caso trova il suo soggetto, il suo campo d’indagine privilegiato in una contrapposizione netta ma equilibrata.
La mostra, tal titolo così emblematico, presenta IDA Identity’s Alphabet – Ricerca fotografica sull’alfabeto delle identità, progetto nato nel 2013 dalla necessità di indagare il profondo legame tra identità, immagine e nome proprio.
Protagonisti sono i segni grafici delle ventuno lettere che compongono l’alfabeto italiano. Ogni grafema – dalla A alla Z - è composto a sua volta dall’accostamento di negativi di una pellicola (35mm) a 36 fotogrammi in bianco e nero, accostamento che per riuscire segue un preciso e voluto “programma di errori”. Soggetto di ogni composizione è il ritratto di un individuo, il cui nome e cognome, alla stregua di Amedeo Abello, presenta la stessa iniziale. E così, grazie alla forte consapevolezza della loro peculiarità, ventuno persone distanti e sconosciute non solo tra loro, ma anche all’artista, si trovano parte di un progetto comune.
Il progetto, la cui esecuzione ha impiegato l’artista per più di nove mesi, è la naturale evoluzione e conseguenza del secondo esperimento visuale in mostra, LIFE, che, seppur in dimensioni più contenute, presenta la stessa tecnica esecutiva. Realtà concreta- life e realtà virtuale- file, s’incontrano in un’installazione luminosa composta da otto lightbox - una per ogni lettera - che testimoniano come lo stretto legame letterale sia solo uno dei numerosi livelli che uniscono due realtà, tradizionalmente percepite antitetiche, che per l’artista, tuttavia, si compenetrano e sovrappongo nella vita di ciascuno.
Ancor più raffinato Photomaton, progetto ospite a Villa Testori durante la rassegna Giorni Felici (2014) ed eseguito tra le vie e i percorsi sotterranei di Parigi. L’artista, con un procedimento assai inusuale si appropria delle cabine fotografiche e incredibilmente del loro obbiettivo, per natura pensato autonomo e autosufficiente. Grazie a uno specchio posato secondo diverse angolature davanti all’obbiettivo, ogni fototessera cattura per un’istante un momento di vita ordinaria, casuale assolutamente imprevedibile, ma al contempo ricercato con sofisticata metodologia. Ancora una volta protagonista è il progetto, è l’idea a muovere la mano del fotografo.
A concludere il percorso espositivo una selezione contenuta di scatti fotografici, prevalentemente in bianco e nero, scelti per la loro capacità evocativa, perché come afferma Italo Zannier in un saggio a lui dedicato “Ci sono immagini nel portfolio di Amedeo Abello che hanno il fascino raro della poesia, quella emozione che la fotografia è sempre in grado di esprimere nel suo linguaggio secondo lo sguardo e il tatto delicato dell’operatore. Che non scatta ma esprime se stesso, in un racconto di immagini, che esorbita da ogni pacchiana massificazione”* e poco importa che a realizzarle sia una professionale Leica del 1953 o una banale macchinetta per fototessere, “Evviva!”, esclamava e proseguiva il maestro riferendosi al lavoro dell’artista, “fotografo tout-court … che vola imperturbabile nel suo paesaggio mentale”*.
Torinese di nascita, Amedeo Abello si forma tra Torino, Parigi e Venezia approfondendo la storia e la tecnica della fotografia, il design e le nozioni della comunicazione visiva, ambiti i cui elementi s’incontrano nella sensibilità di un artista attento a temi quali l’Identità e l’Immagine, la realtà contemporanea e i complessi legami che li governano, concorrendo tutti alla realizzazione di opere che vanno dalla fotografia all’ installazione.
Curioso, talvolta persino ossessivo nella cura dei dettagli, l’artista fa della progettazione, mai lasciata al caso, un’opera d’arte che nel Caso trova il suo soggetto, il suo campo d’indagine privilegiato in una contrapposizione netta ma equilibrata.
La mostra, tal titolo così emblematico, presenta IDA Identity’s Alphabet – Ricerca fotografica sull’alfabeto delle identità, progetto nato nel 2013 dalla necessità di indagare il profondo legame tra identità, immagine e nome proprio.
Protagonisti sono i segni grafici delle ventuno lettere che compongono l’alfabeto italiano. Ogni grafema – dalla A alla Z - è composto a sua volta dall’accostamento di negativi di una pellicola (35mm) a 36 fotogrammi in bianco e nero, accostamento che per riuscire segue un preciso e voluto “programma di errori”. Soggetto di ogni composizione è il ritratto di un individuo, il cui nome e cognome, alla stregua di Amedeo Abello, presenta la stessa iniziale. E così, grazie alla forte consapevolezza della loro peculiarità, ventuno persone distanti e sconosciute non solo tra loro, ma anche all’artista, si trovano parte di un progetto comune.
Il progetto, la cui esecuzione ha impiegato l’artista per più di nove mesi, è la naturale evoluzione e conseguenza del secondo esperimento visuale in mostra, LIFE, che, seppur in dimensioni più contenute, presenta la stessa tecnica esecutiva. Realtà concreta- life e realtà virtuale- file, s’incontrano in un’installazione luminosa composta da otto lightbox - una per ogni lettera - che testimoniano come lo stretto legame letterale sia solo uno dei numerosi livelli che uniscono due realtà, tradizionalmente percepite antitetiche, che per l’artista, tuttavia, si compenetrano e sovrappongo nella vita di ciascuno.
Ancor più raffinato Photomaton, progetto ospite a Villa Testori durante la rassegna Giorni Felici (2014) ed eseguito tra le vie e i percorsi sotterranei di Parigi. L’artista, con un procedimento assai inusuale si appropria delle cabine fotografiche e incredibilmente del loro obbiettivo, per natura pensato autonomo e autosufficiente. Grazie a uno specchio posato secondo diverse angolature davanti all’obbiettivo, ogni fototessera cattura per un’istante un momento di vita ordinaria, casuale assolutamente imprevedibile, ma al contempo ricercato con sofisticata metodologia. Ancora una volta protagonista è il progetto, è l’idea a muovere la mano del fotografo.
A concludere il percorso espositivo una selezione contenuta di scatti fotografici, prevalentemente in bianco e nero, scelti per la loro capacità evocativa, perché come afferma Italo Zannier in un saggio a lui dedicato “Ci sono immagini nel portfolio di Amedeo Abello che hanno il fascino raro della poesia, quella emozione che la fotografia è sempre in grado di esprimere nel suo linguaggio secondo lo sguardo e il tatto delicato dell’operatore. Che non scatta ma esprime se stesso, in un racconto di immagini, che esorbita da ogni pacchiana massificazione”* e poco importa che a realizzarle sia una professionale Leica del 1953 o una banale macchinetta per fototessere, “Evviva!”, esclamava e proseguiva il maestro riferendosi al lavoro dell’artista, “fotografo tout-court … che vola imperturbabile nel suo paesaggio mentale”*.
Costanza Barbera
Luoghi
www.pavesicontemporart.com 02 87398953
orari durante le esposizioni: martedì - sabato 10-13 / 15-19