Alessandro Calizza "Atene brucia"
A cura di: Maria Arcidiacono - Tommaso Zijno
Sabato 6 maggio 2017, alle ore 17.00, Marcello Barbanera, Direttore del Museo dell’Arte Classica e Claudio Zambianchi, Direttore del Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, inaugureranno la mostra Atene Brucia, dell'artista Alessandro Calizza.
La mostra, a cura di Maria Arcidiacono e con la collaborazione di Tommaso Zijno, è promossa dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza e realizzata con il supporto tecnico organizzativo del Laboratorio Fotografico Corsetti e della Romana Telai di Fausto Cantagalli; è inserita nell’ambito dell’iniziativa Sabato al Museo, organizzata dal Polo Museale Sapienza, e partecipa all’evento Open House Roma.
Il lavoro di Alessandro Calizza negli anni recenti si è focalizzato su temi di denuncia, utilizzando sovente un repertorio iconografico che evoca il mondo classico, variandone tono e significato con interventi caratterizzati da una personalissima cifra ironica.
La raccolta del Museo dell’Arte Classica è stata fonte di ispirazione pressoché esclusiva di alcuni suoi lavori pittorici recenti, una serie di opere il cui progetto si sviluppa su più registri: le opere d’arte antica vengono mostrate in disfacimento, o con danni e ferite provocate dall’uomo e da agenti esterni dovute anche ai cambiamenti climatici; l’ineluttabilità del destino di alcune di esse le consegna a una sorta di condizione rassegnata che contrasta con la loro origine intrisa di epica e sacralità.
Il contrasto con la vivacità dei colori sottolinea la superficialità con la quale si tende ad assistere a fenomeni sempre più gravi di generale declino, ma, nel contempo, evita di indugiare nel pessimismo e lancia un segnale d’allarme, un’esortazione a non cedere passivamente alla rinuncia. Altra ricerca recente riguarda la realizzazione di sculture restaurate mediante l’inserimento dell’oro nei punti di frattura (la tecnica giapponese del Kintsugi = riparare con l’oro) a significare che nel recupero di ciò che sembra definitivamente perduto si ottiene l’unicità della nuova opera, resa ulteriormente pregevole attraverso l’aggiunta del metallo prezioso. Calizza attinge all’antico per raccontare un aspetto endemico del nostro tempo, quella paura che fagocita e rende insensibili; per l’artista, ricusare ogni coinvolgimento diventa più difficile quando l’irruzione chiassosa del colore, sia esso campitura o guizzo appena accennato, costringe all’attenzione e incita al cambiamento, motivo vitale per tutti. La scelta della Gipsoteca per esporre questa ricerca nasce non solo perché la sua rinnovata e accogliente sistemazione si presta a un’inedita versatilità rispetto ad altri musei di analoga impronta scientifica, ma soprattutto perché essa rappresenta la collocazione ideale per consentire all’artista di restituire ciò che la storica raccolta ha donato al suo recente percorso creativo. Le opere di Alessandro Calizza cercheranno di indurre il visitatore a una riflessione attraverso un dialogo che annulli la distanza temporale tra le effigi del passato e la nostra dimensione contemporanea.
La mostra, a cura di Maria Arcidiacono e con la collaborazione di Tommaso Zijno, è promossa dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza e realizzata con il supporto tecnico organizzativo del Laboratorio Fotografico Corsetti e della Romana Telai di Fausto Cantagalli; è inserita nell’ambito dell’iniziativa Sabato al Museo, organizzata dal Polo Museale Sapienza, e partecipa all’evento Open House Roma.
Il lavoro di Alessandro Calizza negli anni recenti si è focalizzato su temi di denuncia, utilizzando sovente un repertorio iconografico che evoca il mondo classico, variandone tono e significato con interventi caratterizzati da una personalissima cifra ironica.
La raccolta del Museo dell’Arte Classica è stata fonte di ispirazione pressoché esclusiva di alcuni suoi lavori pittorici recenti, una serie di opere il cui progetto si sviluppa su più registri: le opere d’arte antica vengono mostrate in disfacimento, o con danni e ferite provocate dall’uomo e da agenti esterni dovute anche ai cambiamenti climatici; l’ineluttabilità del destino di alcune di esse le consegna a una sorta di condizione rassegnata che contrasta con la loro origine intrisa di epica e sacralità.
Il contrasto con la vivacità dei colori sottolinea la superficialità con la quale si tende ad assistere a fenomeni sempre più gravi di generale declino, ma, nel contempo, evita di indugiare nel pessimismo e lancia un segnale d’allarme, un’esortazione a non cedere passivamente alla rinuncia. Altra ricerca recente riguarda la realizzazione di sculture restaurate mediante l’inserimento dell’oro nei punti di frattura (la tecnica giapponese del Kintsugi = riparare con l’oro) a significare che nel recupero di ciò che sembra definitivamente perduto si ottiene l’unicità della nuova opera, resa ulteriormente pregevole attraverso l’aggiunta del metallo prezioso. Calizza attinge all’antico per raccontare un aspetto endemico del nostro tempo, quella paura che fagocita e rende insensibili; per l’artista, ricusare ogni coinvolgimento diventa più difficile quando l’irruzione chiassosa del colore, sia esso campitura o guizzo appena accennato, costringe all’attenzione e incita al cambiamento, motivo vitale per tutti. La scelta della Gipsoteca per esporre questa ricerca nasce non solo perché la sua rinnovata e accogliente sistemazione si presta a un’inedita versatilità rispetto ad altri musei di analoga impronta scientifica, ma soprattutto perché essa rappresenta la collocazione ideale per consentire all’artista di restituire ciò che la storica raccolta ha donato al suo recente percorso creativo. Le opere di Alessandro Calizza cercheranno di indurre il visitatore a una riflessione attraverso un dialogo che annulli la distanza temporale tra le effigi del passato e la nostra dimensione contemporanea.
Luoghi
http://www.musei.uniroma1.it/informamuseonew.asp?ID=8 +39 0649913960