Alain Huck. Tabou
La Galleria Marie-Laure Fleisch presenta per la prima volta in Italia la personale dell’artista svizzero Alain Huck. In mostra tre disegni a carboncino su carta di grandi dimensioni, un video e una scultura in alluminio massiccio.
Dal 2006 Alain Huck si è dedicato alla realizzazione di cicli di disegni su scala monumentale nell’intento di stabilire un rapporto fisico con lo spettatore. In questi lavori si riflette un profondo stato di angoscia derivante dalle riflessioni dell’artista sulle drammatiche scelte operate dalla maggior parte delle società occidentali in merito alle politiche energetiche, irrimediabilmente dannose per il nostro pianeta.
Al centro dello spazio espositivo s’innalza una struttura architettonica in alluminio modellato su legno grezzo intitolata Tentation. La scultura è ricca di rimandi quali le capanne primitive, quelle costruite dai bambini per giocare, il rifugio eremitico di Sant’Antonio nelle numerose rappresentazioni de “Le Tentazioni”, e i resti pietrificati della capanna di Henry David Thoreau, un pioniere dell'ecologia nel XIX sec e autore di Walden ovvero vita nei boschi (1854).
Nel video In memoriam Monsanto 13 gennaio 1962 una telecamera fissa inquadra la tana di un animale in una foresta. Intorno vegetazione, ombre e luci si mescolano vibranti. Il titolo del video ricorda la data in cui l'esercito americano cominciò a versare sul Vietnam milioni di tonnellate di defoliante altamente tossico prodotto dalla Monsanto Company.
Il disegno Taboo (della serie Narcisse) mostra una figura umana, quella dell'artista stesso, emergere o sparire come uno spettro evanescente all’interno di una giungla dalle forme artificiose, effetto generato da una duplicazione speculare della vegetazione. La mano dell'artista in primo piano offre un gruppo di fiori bianchi la cui immagine è più simile a un’esplosione che a un bouquet di narcisi, fiori ai quali il titolo della serie si riferisce. Il nome dell’opera invece, Tabou, è un omaggio all’omonimo film di Murnau, al quale allude per il legame tra il corpo umano e le piante, per la presenza di ombre che incarnano forze misteriose, ma soprattutto per l’approccio a una natura selvaggia minacciata e minacciosa.
Il tema dell'esplosione appare anche in Chrysanthemum, della serie Hanabi (fuoco d'artificio in giapponese), la cui metafora è tratta da un racconto nella raccolta Insegnaci a superare la nostra pazzia di Kenzaburo Oe. L'artista cita il passo in cui l’autore narra della comparsa di un fiore di crisantemo grande 675 mila chilometri quadrati, nei cieli sopra il Giappone, il 6 agosto 1945.
In fine, in questo contesto apocalittico, il terzo disegno Ophelia Rest, in cui appare una vegetazione cinerea e lugubre, diventa metafora di una natura consumata, tradita, caduta in un apparente riposo che forse è già morte per l’intera umanità.
Luoghi
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