Adriano Cecco "Iperuranio informale"
A cura di: Luciano Carini

Dopo un primo periodo caratterizzato da influenze barocche e dall'uso di una materia intrisa di umori ed evocazioni, Adriano Cecco è quindi giunto all'attuale espressione dove le forme e i colori assumono significati di carattere spaziale ma si rivestono altresì di una forte simbologia legata alla vita e all'esitenza. Pittura in chiara e netta sintonia con le ricerche di Lucio Fontana, Piero Manzoni e Mark Rothko, ma con soluzioni e invenzioni fortemente autonome e personali. Le sue forme geometriche, di solito monocromatiche, si alternano l'una all'altra sui piani della tela o del supporto rigido creando variazioni plastiche e percettive che sono allo stesso tempo rigorose e libere. Quello di Adriano Cecco, insomma, è un rigore che non ha rigidità, un fare artistico che non presenta durezze e una precisione che non è mai calcolo freddo e sitematico. Le sue campiture, che spesso presentano i bordi sfumati, diventano leggere ed evanescenti modulazioni dello spazio-tempo, zone attive in contnuo divenire e racchiudono un'energia sotterranea capace di muovere la superficie in virtualità e risultati inattesi. Allora i suoi dipinti non sono solo e soltanto viaggio nello spazio cosmico, nei suoi silenzi e nelle sue profondità, ma anche, e soprattutto, viaggio interiore, nelle esperienze di vita, nelle problematiche umane ed esistenziali dei nostri travagliati giorni. Lo dimostrano chiaramente certi suoi “tagli”, vere e proprie ferite che attraversano molti suoi lavori, e ancora, le sue bende colorate che, come eleganti medicazioni, vengono poi a ricoprire gli “sfregi” dando vita a straordinari effetti materici e scenografici. Ultimamente però, la sua irruenza si è come placata e sembra vivere un momento di particolare riflessione e raccoglimento. Il supporto rigido ha lasciato il posto alla morbida e flessuosa tela, non pù tagli, né ferite o lacerazioni, ma solo colore, forme e campiture che spesso si modificano e si dilatano creando straordinari effetti cromatici di gusto informale: desiderio e speranza di un mondo migliore, di un ritorno alla normalità e all'armonia, di ritrovare finalmente la gioia del vivere e del pensare dopo la grande pandemia, l'isolamento del look down, la paura della guerra. E a tutto questo ci richiama anche il titolo della mostra “Iperuranio Informale”, ossia quella zona al di là del cielo dove risiedono le idee e raggiungibile solo dall'intelleto secondo un noto concetto di Platone espresso nel “Fedro”. Ma il valore di questa intensa e poetica espressione sta soprattutto nel sublime incantamento che riesce a comunicare, nel senso di mistero e meraviglia del suo graduale e lento manifestarsi, nella sua magica sospensione tra sogno e realtà, tra stupore e paura, nostalgia e felicità. Così le sue opere, riescono a portare l'osservatore verso una dimensione ideale e ponderata dove, in perfetta armonia, lo spazio fisico si unisce a quello mentale, la realtà al sogno e alla poesia, il libero pensiero alla riflessione e al mistero esistenziale.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 19 maggio.
ORARI: feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30
Lunedì, giorno di chiusura
Luoghi
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