ART BASEL UNLIMITED 2015
ART BASEL UNLIMITED 2015
18-21 Giugno 2015
Gianni Colombo
Architettura cacogoniometrica, 1984
L’opera, "Architettura cacogoniometrica" presentata alla "XLI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte" di Venezia del 1984 ed ora qui ripresentata in collaborazione con l’Archivio Gianni Colombo è stata progettata dall’artista come dispositivo di determinazione e ridefinizione ambientale e come contributo alla trasformazione e all’alterazione dell’idea spaziale dell’arte.
Dal 1964 gli ambienti di Gianni Colombo introducono nella sua precedente pratica artistica (prima agendo nell'involucro poi nel vuoto dello spazio interno) funzioni percettive e zone di contatto che coinvolgono direttamente il cinetismo del corpo, gli stati di equilibrio, i riflessi di postura. Il comportamento dello spettatore è costretto a un vero e proprio disagio performativo. L’osservatore viene coinvolto attraverso itinerari discontinui e senza meta, piani a forte pendenza, labirinti luminosi, pilastri diversamente inclinati. L'architettura viene vista da Colombo come un generatore di trasformazione dei soggetti: una struttura che esercita un controllo interno dettagliato e solo apparentemente anonimo da cui deriva quella riduzione paradossale e giocosa degli ambienti anni '80 con archi, colonne, scale colonne e architravi.
In "Architettura cacogoniometrica", le colonne in PVC sono posizionate in modo da non essere parallele tra loro. Esse formano in relazione al suolo, che si presenta come un insieme di piani inclinati, angoli acuti e ottusi, facendo vacillare il senso dell’equilibrio dello spettatore e alterandone continuativamente la percezione dell’area circostante. L’opera si erge come un insieme di elementi di transito e di sbilanciamento e attiva una nuova sensibilità ambientale, stimolando in chi osserva sensazioni di misurata disarmonia e dissonanza, ponderata instabilità e distorsione prospettica.
Lo spazio è percorso da continui mutamenti di direzioni e successioni di equilibri, che si toccano e si perdono nel campo attivo del vuoto e dell’immaginazione stimolata e vivificata. L’esperienza fisica diviene dilatazione mentale del tempo.
Basandosi sull’idea che la realtà sia un incessante divenire di fenomeni che vengono percepiti in continua variazione, Colombo ha progettato una scultura-architettura che coinvolge lo spettatore in uno spazio-ambiente che si è spinti a percorrere più che ad osservare, in un continuo gioco di conoscenza e riscoperta sensoriale.
18-21 Giugno 2015
Gianni Colombo
Architettura cacogoniometrica, 1984
L’opera, "Architettura cacogoniometrica" presentata alla "XLI Esposizione Biennale Internazionale d’Arte" di Venezia del 1984 ed ora qui ripresentata in collaborazione con l’Archivio Gianni Colombo è stata progettata dall’artista come dispositivo di determinazione e ridefinizione ambientale e come contributo alla trasformazione e all’alterazione dell’idea spaziale dell’arte.
Dal 1964 gli ambienti di Gianni Colombo introducono nella sua precedente pratica artistica (prima agendo nell'involucro poi nel vuoto dello spazio interno) funzioni percettive e zone di contatto che coinvolgono direttamente il cinetismo del corpo, gli stati di equilibrio, i riflessi di postura. Il comportamento dello spettatore è costretto a un vero e proprio disagio performativo. L’osservatore viene coinvolto attraverso itinerari discontinui e senza meta, piani a forte pendenza, labirinti luminosi, pilastri diversamente inclinati. L'architettura viene vista da Colombo come un generatore di trasformazione dei soggetti: una struttura che esercita un controllo interno dettagliato e solo apparentemente anonimo da cui deriva quella riduzione paradossale e giocosa degli ambienti anni '80 con archi, colonne, scale colonne e architravi.
In "Architettura cacogoniometrica", le colonne in PVC sono posizionate in modo da non essere parallele tra loro. Esse formano in relazione al suolo, che si presenta come un insieme di piani inclinati, angoli acuti e ottusi, facendo vacillare il senso dell’equilibrio dello spettatore e alterandone continuativamente la percezione dell’area circostante. L’opera si erge come un insieme di elementi di transito e di sbilanciamento e attiva una nuova sensibilità ambientale, stimolando in chi osserva sensazioni di misurata disarmonia e dissonanza, ponderata instabilità e distorsione prospettica.
Lo spazio è percorso da continui mutamenti di direzioni e successioni di equilibri, che si toccano e si perdono nel campo attivo del vuoto e dell’immaginazione stimolata e vivificata. L’esperienza fisica diviene dilatazione mentale del tempo.
Basandosi sull’idea che la realtà sia un incessante divenire di fenomeni che vengono percepiti in continua variazione, Colombo ha progettato una scultura-architettura che coinvolge lo spettatore in uno spazio-ambiente che si è spinti a percorrere più che ad osservare, in un continuo gioco di conoscenza e riscoperta sensoriale.
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